RESOCONTI DI VIAGGIO

30/marzo/2023: La Ciclovia del Sole in Emilia Romagna tra tagliatelle, vecchie stazioni e tanta pianura!

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La Ciclovia del Sole in Emilia-Romagna corre lungo il tracciato della ex ferrovia Bologna-Verona, attraverso 50 km di pianura emiliana da Mirandola a Bologna. Un percorso ciclabile facile, adatto a tutti, compresi i piccoli cicloamatori, che attraversa zone di grande interesse naturalistico e storico-culturale, intervallate da vecchie stazioni ferroviarie e possenti ponti in metallo dove un tempo correvano i binari del treno.

La Ciclovia attraversa le piccole cittadine della Bassa, luoghi di quieto vivere dove le antiche tradizioni si fondono con la cultura locale, borghi che hanno molto da raccontare e da mostrare ai visitatori. Ovviamente, essendo in terra emiliana, percorrere la Ciclovia è anche un’occasione d’oro per scoprire i numerosi prodotti tipici dell’enogastronomia regionale, una delle anime più autentiche di questo territorio, regno della pasta fresca, del maiale e del buon vino.

Percorriamo  insieme le principali tappe.

Mirandola – cittadina dalla pianta ottagonale, con il Castello dei Pico leggendariamente inespugnabile e il Palazzo Comunale dal bel loggiato. Nelle vicinanze si trovano le Valli Mirandolesi, una Zona di Protezione Speciale con punti sosta per attività di birdwatching.

San Felice sul Panaro – ex feudo della Grancontessa Matilde di Canossa, la cittadina è immersa nel verde della pianura a metà tra Modena e Ferrara. È nota per la Rocca Estense a pianta quadrangolare.

Camposanto – sorta sulla riva sinistra del fiume Panaro, questa cittadina è diventata negli ultimi anni un piccolo museo a cielo aperto grazie ai 20 murales realizzati con il progetto Quadricromie. Nei pressi sorge il Bosco della Saliceta, un’area dalle antichissime origini e oggi zona di riequilibrio ecologico.

Crevalcore – un centro storico porticato, chiuso tra due porte, su cui svetta la Torre Civica. A pochi chilometri le Vasche dell’ex Zuccherificio, un ambiente palustre che comprende le vasche di decantazione del vecchio impianto saccarifero chiuso dal 1985, oggi area di riequilibrio ecologico in cui trovano rifugio numerose specie di uccelli.

Sant’Agata Bolognese – perfetta realizzazione di un insediamento tipico della Bassa emiliana, la cittadina è nota per essere la sede di una delle case automobilistiche più famose del mondo: la Lamborghini. Qui si può visitare anche il Mudetec – Museo delle Tecnologie. Le campagne circostanti raccontano la storia delle Partecipanze Agrarie locali.

San Giovanni in Persiceto – storicamente noto come borgo rotondo per via dell’impianto concentrico del suo centro storico, il paese è celebre per il Carnevale Storico dello “spillo”. Da non perdere la colorata Piazzetta Betlemme, nota anche come Piazzetta degli Inganni per via delle opere murali trompe l’oeil realizzate dallo scenografo hollywoodiano Gino Pellegrini. Nei dintorni segnaliamo La Bora, un’area protetta casa per numerose specie di uccelli e anfibi.

Sala Bolognese – un nome di origine longobarda che significava “casa signorile di campagna con annessi fabbricati rurali” per un Comune composto da diverse frazioni sparse sul territorio. Da non perdere la Pieve in stile romanico-lombardo e un suggestivo giro sulle sponde dei fiumi Reno e Samoggia tra i maceri circondati da olmi e salici bianchi.

Anzola dell’Emilia – la storia di Anzola è stata fin dall’età del bronzo caratterizzata da uno stretto rapporto con l’acqua, una storia oggi custodita e raccontata dal Museo Archeologico Ambientale e dalla sua terramare. Sul territorio costellato da pilastrini (piccole testimonianze di fede costruite per scongiurare i pericoli) sorge anche una delle pievi più antiche della provincia bolognese e il Gelato Museum Carpigiani, il primo e unico spazio museale dedicato alla storia, alla cultura e alla tecnologia del gelato artigianale italiano.
Alla scoperta del “sacro gravel”

Da questo tratto della ciclovia del sole si dirama poi un fitto reticolo di stradine di campagna non asfaltate in grado di soddisfare i desideri a pedali di tutti gli appassionati del gravel (strade di ghiaia) . Attraversando i campi coltivati si entrerà in contatto con l’essenza della cultura agreste emiliana, tra ruderi abbandonati, cascine ancora in funzione e balle di fieno lasciate a seccare al sole. Si pedala in un mondo sospeso in cui solo le moderne macchine agricole ci riportano alla contemporaneità.

La Ciclovia del Sole fa parte della rete EuroVelo: un percorso ciclabile lungo 7.400 chilometri che va da Capo Nord a Malta attraverso Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria e Italia.

Attualmente il percorso italiano che si può percorrere è il tratto Verona-Bologna.

A questo nei prossimi anni si aggiungerà il tracciato della parte appenninica, che da Bologna sale fino al crinale tosco-emiliano (oggi si può percorrere su percorsi per ciclisti esperti, oppure in treno) per poi arrivare fino a Firenze.

Per maggiori info, conoscere i Servizi presenti lungo la Ciclovia e scaricare il percorso GPS, date un’occhiata al sito ufficiale cicloviadelsole.it o seguite la pagina Facebook e l’account Instagram.

Altri spunti e percorsi per scoprire l’Emilia-Romagna su due ruote potete trovarli nella sezione Cicloturismo del portale regionale EmiliaRomagnaTurismo.

Gabriel Betti

 

27/marzo/2023: Vittorio Veneto e il Cammino del Prosecco

A metà strada tra Venezia e Cortina d’Ampezzo situata ai piedi delle Prealpi trevigiane e delle colline del Prosecco patrimonio Unesco, Vittorio Veneto è il capoluogo delle Prealpi Trevigiane.

La città di Vittorio Veneto ha una storia antica e affascinante, risalente all’epoca romana. Tuttavia, uno degli eventi più significativi nella storia della città è stata la battaglia di Vittorio Veneto, che ha segnato la fine della prima guerra mondiale e che portò alla vittoria dell’Italia nel 1918. Oggi, la città è un simbolo della pace e della riconciliazione, ed è stata riprogettata in modo da riflettere questo messaggio.
Vittorio Veneto, nasce dall’unione di due borghi storici: Ceneda, il Borgo dei Vescovi e Serravalle, il borgo dei nobili. Entrambi conservano un ricco patrimonio artistico e culturale, testimoniato dai loro duomi, dalle loro logge, dai loro palazzi e dai loro musei.
Frequentata in epoca rinascimentale dai massimi artisti italiani, quali, tra gli altri, Jacopo Sansovino e Tiziano Vecellio, ha dato i natali nel XVIII secolo a Lorenzo Da Ponte, letterato e librettista delle più importanti opere di Mozart; Vittorio Veneto è stata sede dell’episcopato di Albino Luciani, divenuto successivamente Papa Giovanni Paolo I.
Il paesaggio collinare che abbraccia la città, dominato dal Castello vescovile, è caratterizzato per la rinomata ed estesa produzione vitivinicola del Prosecco Superiore
Ceneda è il borgo meridionale di Vittorio Veneto, storicamente legato all’autorità dei vescovi. Il suo cuore è piazza Giovanni Paolo I, dedicata al papa nato proprio qui nel 1912. Qui si trovano la cattedrale di Santa Maria Assunta e San Tiziano, il seminario vescovile e l’antica loggia della comunità, che oggi ospita il Museo della Battaglia. Questo museo è uno spazio moderno e interattivo che racconta la storia e le testimonianze della Grande Guerra, attraverso reperti, documenti, foto e video. Salendo per via Brevia si raggiunge il castello di San Martino, ritiro privato del vescovo, da dove si gode uno splendido panorama sulla piana circostante. Scendendo a valle dalla piazza si percorre viale della Vittoria, costellato di affascinanti ville liberty. Tra queste spicca villa Croze, oggi sede della Galleria Civica d’Arte Medievale, Moderna e Contemporanea, dove sono conservate opere di Palma il Vecchio e Gerolamo Induno.
Serravalle è invece il borgo settentrionale di Vittorio Veneto, storicamente sede del potere laico. Qui si respira un’atmosfera sospesa nel tempo tra le strette strade di sampietrini e gli imponenti palazzi porticati. Percorrendo via Martiri della Libertà si giunge a palazzo Minucci-De Carlo, la casa-museo dell’eroe di guerra e spia Camillo De Carlo. È un vero scrigno di tesori inattesi, rimasto intatto dopo la sua morte e ora aperto nei fine settimana. Piazza Flaminio è il salotto buono della città, su cui affacciano i locali storici, il duomo di Santa Maria Nova e la loggia comunale. Da qui si può ammirare la torre civica del XIII secolo e il castello di San Giacomo sul colle omonimo. Il castello ospita il Museo del Cenedese, che raccoglie collezioni di arte sacra, archeologia, numismatica e mineralogia. Vittorio Veneto non è solo una città che celebra l’arte del passato, ma anche quella contemporanea,  con le numerose iniziative ed eventi di arte contemporanea che si svolgono nella città, come mostre d’arte, performance, e progetti di arte pubblica.
Il ruolo dell’arte nella vita culturale di Vittorio Veneto è di fondamentale importanza, poiché l’arte e la cultura sono strettamente legate alla vita della città e dei suoi abitanti. L’arte non solo arricchisce la vita culturale, ma anche quella economica, portando visitatori da tutto il mondo che desiderano scoprire e apprezzare la bellezza della città.Una citazione speciale per la cucina tipica che si può assaporare in alcune osterie e trattorie locali, dove ancora oggi propongono piatti della tradizione contadina come i Radicchi con i fagioli, un piatto unico che costituiva la cena nella campagne locali e che consiste in un’insalata di radicchio trevigiano condita con una crema di fagioli e insaporita con il lardo. Una vera prelibatezza!
Per  approfondire la conoscenza del territorio circostante Vittorio Veneto, non si può mancare di percorrere il  Cammino del Prosecco, un itinerario escursionistico che abbraccia le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Si tratta di un percorso di 51 chilometri suddiviso in quattro tappe, che parte da Vidor e arriva a Vittorio Veneto. Lungo il cammino si possono ammirare il paesaggio delle dorsali collinari, dei vigneti, dei boschi e dei paesi, ma anche visitare borghi, castelli, abbazie e chiese che testimoniano la storia e la cultura della zona. Infine è d’obbligo e un grande piacere assaporare i prodotti tipici del territorio, come il Prosecco, il formaggio Morlacco, i salumi e i dolci.
Il Cammino del Prosecco è un’esperienza naturalistica unica per entrare in contatto con le bellezze e le eccellenze di questo territorio patrimonio dell’umanità.vittorioveneto
Per  scoprire al meglio Vittorio Veneto  e il suo territorio, si può consultare il sito ufficiale del turismo di Vittorio Veneto: https://www.vittorioveneto.turismo.it/

Gabriel Betti

 

10/marzo/2023: Umbria e i grandi eventi 2023: i 500 anni del Perugino e i 50 di Umbria Jazz

L’Umbria è pronta a celebrare il 2023 con grandi eventi. Quest’anno, infatti, si festeggiano i 500 anni dalla morte del Perugino e i 50 anni di Umbria Jazz, due importanti ricorrenze che rendono questo territorio già così ricco di arte, cultura, enogastronomia e natura, ancora più attrattivo e interessante da visitare.

Dal 4 marzo all’11 giugno 2023, in occasione del quinto centenario della sua morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia celebra con una grande mostra, Il Perugino ossia Pietro Vannucci, “Il Meglio Mastro d’Italia”, appellativo che gli viene conferito da Agostino Chigi in una lettera datata 7 novembre 1500 e che è stato scelto come titolo della mostra.  Il percorso espositivo, composto da oltre settanta opere, ha scelto di individuare solo dipinti del Vannucci antecedenti al 1504, anno nel quale egli lavorava a tre commissioni che segnano il punto più alto della sua carriera: la Crocifissione della Cappella Chigi in Sant’Agostino a Siena, la Lotta fra Amore e Castità già a Mantova, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi nel Musée des Beaux-Arts di Caen (Francia)

Inoltre, Città della Pieve, città natia del Divin pittore, ha organizzato uno degli eventi di punta a livello nazionale: la mostra “…al battesimo fu chiamato Pietro”, che avrà due sedi espositive, palazzo Della Corgna e il museo civico diocesano di Santa Maria dei Servi.

La mostra che verrà inaugurata sabato 1 luglio e durerà sino al 30 settembre 2023,  si svilupperà intorno ai focus iconografici dei principali temi delle opere del Perugino a Città della Pieve: la Natività, il Battesimo, la Deposizione dalla Croce e il Compianto su Cristo morto, che rappresentano alcuni dei momenti più significativi del suo innovativo e rivoluzionario percorso artistico. Dopo anni di incessante lavoro e intensa progettazione si si sono concretizzati gli importanti prestiti che porteranno a Città della Pieve circa 30 opere, oltre a quelle già possedute dalla città, del Perugino e di pittori contemporanei al Divin pittore umbri e toscani, mai riunite tutte insieme prima d’ora, provenienti da musei ed enti culturali nazionali ed internazionali, da Vienna, dalla Galleria degli Uffizi e dai Musei Vaticani.

La vita, l’arte e alcune delle opere più importanti di Pietro Vannucci saranno al centro del calendario pievese di quest’anno, con numerose iniziative che accompagneranno il pubblico a ripercorrere le sue orme, nei luoghi dove nacque, visse e fu ispirato per realizzare i suoi magnifici capolavori, ma anche partecipando a eventi, laboratori e intrattenimenti a tema.

Secondo grande evento nel 2023, il 50° anniversario di Umbria Jazz, in programma a Perugia dal 7 al 16 luglio 2023, un sogno iniziato nel 1973. Gli organizzatori promettono che sarà un’edizione sorprendente, magica, stellare, per festeggiare insieme i 50 anni del festival più bello del mondo.

Il festival attira ogni anno migliaia di appassionati provenienti da tutto il mondo. Il programma prevede concerti, masterclass e workshop con alcuni dei più grandi nomi del jazz internazionale.

Il nome da Olimpo della musica, il grande fuoco d’artificio da sparare per i 50 anni di Umbria jazz , è quello di Bob Dylan. Le trattative, come confermano più fonti tra Regione, Comune di Perugia e Fondazione UJ, ci sono state e vanno avanti ormai da molti mesi lungo l’asse che collega l’entourage del Menestrello, il festival e la Regione. Dylan è stata di fatto la prima scelta quando UJ ha cominciato a immaginare la fondamentale edizione del cinquantesimo.
L’11 luglio il grande jazz con Brad Mehldau, oggi uno dei pianisti più affermati e completi grazie alla sua intensità che lo rende tutt’uno con il suo pianoforte, in trio con Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria,.
Il 12 luglio Rhiannon Giddens, un’artista intelligente e sensibile che indaga nel profondo delle radici della musica popolare americana, e non solo, in duo con il chitarrista e compagno  italiano Francesco Turrisi, e Snarky Puppy, che è diventata in poco tempo una delle sigle più popolari del mondo del jazz e della fusion.
Il 13 luglio Ben Harper, con gli Innocent Criminals:  dall’album d’esordio Welcome To The CruelWorld (1994) Ben Harper ha fatto uscire una serie straordinaria di dischi che lo ha consacrato songwriter di potenza unica e performer capace di spaziare tra i generi con la impareggiabile abilità di mescolare il personale e il politico.
Il 14 luglio arriverà invece Stewart Copeland con l’Umbria jazz Orchestra.
«Copeland – spiega il festival in una nota – è universalmente noto come il batterista dei Police. Nel leggendario trio che ha lasciato un segno tuttora forte nella storia del rock, Copeland ha portato quel mix di ritmo rock e reggae che è stato il marchio di fabbrica della band. E ai Police è dedicato questo ambizioso progetto orchestrale che riveste quelle canzoni (Roxanne, Don’t Stand So Close To Me, Message in a Bottle e tante altre hit) di una inedita forma».
Il 16 luglio, unica data in Italia,  un grande rocker e altrettanto grande bluesman, spesso entrambe le cose: Joe Bonamassa, semplicemente uno dei più grandi chitarristi di sempre, che fonde cuore e intelligenza musicale con una profonda cultura della musica popolare.
Che amiate l’arte, la musica o il buon cibo l’Umbria non potrà mancare tra le vostre destinazioni top per il 2023.
Gabriel Betti

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28/febbraio/2023: Sofia fascino low cost

Se stai cercando una meta per un weekend, Sofia è senza dubbio una città da considerare. Sofia è una destinazione affascinante che offre una miscela unica di storia, cultura e bellezze naturali. Che siate appassionati di storia, di cibo o di avventura, Sofia stupisce tutti. Se poi avete una particolare attenzione per ilsofia-bulgaria portafoglio Sofia è il posto giusto per voi

Per iniziare il tuo weekend, la prima tappa obbligatoria è la Cattedrale di Alexander Nevsky, uno dei simboli principali della città. Questa imponente cattedrale fu costruita tra il 1904 e il 1912 in onore di Alexander Nevsky, il principe che sconfisse i cavalieri teutonici nella battaglia del Lago Peipus nel 1242. All’interno, troverai splendidi mosaici e icone, nonché una grande collezione di tesori ecclesiastici. Dopo aver visitato la cattedrale, puoi dirigerti verso il vicino Palazzo Reale, oggi trasformato in museo, che ospita una collezione di arte medievale e contemporanea bulgara. Un altro sito storico da non perdere a Sofia è l’antico complesso di Serdica, che risale all’epoca romana. Il complesso comprende i resti di diversi edifici antichi, tra cui un teatro romano e le mura di una fortezza. I visitatori possono partecipare a una visita guidata del complesso per conoscere meglio la storia della città e la sua importanza come centro culturale ed economico del mondo antico.

Sofia offre una vasta gamma di opzioni culinarie per il pranzo, dalla cucina tradizionale bulgara a quella internazionale. Uno dei piatti tradizionali più popolari di Sofia

è la banitsa, una pasta salata fatta con pasta fillo e ripiena di formaggio, spinaci o carne.

Altri piatti tradizionali sono la kebapcheta, un tipo di salsiccia bulgara, e l’insalata shopska,

un’insalata fresca e saporita a base di pomodori, cetrioli, cipolle e formaggio feta.

La Bulgaria è nota anche per il suo vino e Sofia è il luogo ideale per assaggiare alcuni dei

migliori vini locali. Sin può  fare un tour di una cantina locale o visitare una delle

tante enoteche della città per assaggiare una varietà di vini diversi e conoscere meglio le

tradizioni vinicole locali.

Dopo il pranzo, puoi concederti una passeggiata rilassante nel Parco di Borisova Gradina, che offre ampi spazi verdi, laghetti e giardini. Al centro del parco si trova il Palazzo del Congresso, un edificio costruito negli anni ’80 che ospita eventi culturali e conferenze. Per concludere il primo giorno, ti consigliamo di visitare il Mercato Centrale di Sofia, dove puoi acquistare prodotti freschi e specialità bulgare o provare qualche prelibatezza locale.

Il secondo giorno inizia con una visita al Museo Nazionale di Storia, che ospita una vasta collezione di reperti che coprono l’intera storia della Bulgaria, dalla preistoria ai giorni nostri. Tra i pezzi più interessanti ci sono una serie di tesori degli antichi Traci, una sezione dedicata alla dominazione romana e una vasta collezione di oggetti medievali. Successivamente, puoi dirigerti verso la chiesa di San Giorgio, una delle chiese ortodosse più antiche della città, famosa per i suoi affreschi che rappresentano scene bibliche e la vita dei santi.

Dopo il pranzo, ti consigliamo di visitare il Museo di Arte Contemporanea, situato in un edificio moderno che ospita una vasta collezione di arte contemporanea bulgara e internazionale. La collezione comprende opere di artisti come Christo e Andy Warhol. Infine, per concludere il tuo weekend a Sofia, puoi visitare il quartiere di Vitosha, situato ai piedi del monte Vitosha, che offre un’atmosfera unica con le sue stradine lastricate, le case tradizionali e le numerose botteghe d’arte e artigianato. In questo quartiere si trovano anche numerosi ristoranti e bar dove poter trascorrere una serata piacevole.

Per chi ama la vita all’aria aperta, Sofia offre numerose opportunità di avventura. Il monte

Vitosha si trova a breve distanza dalla città e offre possibilità di escursioni, sci e mountain

bike per gli amanti della vita all’aria aperta. D’inverno, si può scendere sulle

piste delle vicine stazioni sciistiche, mentre d’estate si possono esplorare i numerosi sentieri

escursionistici della montagna e godersi splendidi panorami dalla cima.

Gabriel Betti

23/febbraio/2023: Report sulla Skiarea Campiglio – Dolomiti del Brenta

Come anticipato a metà di febbraio ci siamo recati per tre giorni a Pinzolo per testare l’attuale situazione sciistica della Skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta.

Pur trovando impianti efficienti e piste ben preparate a causa dell’ormai scarso innevamento e delle alte temperature, nel pomeriggio diverse piste, con particolare riguardo alle piste di collegamento fra i diversi comprensori, si presentavano degradate soprattutto in corrispondenza dei tratti più pendenti.

Grazie poi al costante lavori dei gatti il mattino successivo tali piste si ripresentavano ben tenute e percorribili con piena soddisfazione dei numerosi sciatori presenti in questo periodo.

Una nota già avanzata in altre occasioni alla dirigenza degli impianti ma, non ancora sanata, riguarda la cartellonistica con le indicazioni dei collegamenti fra i diversi comprensori ( Es. Campiglio-Folgarida o Folgarida Marilleva) che risulta tuttora carente e poco chiara. Noi riteniamo che tali indicazioni debbano essere estremamente chiare e ben visibili,  per così dire “a prova di cretino”

Non a caso noi stessi, pur conoscendo l’area e frequentando diversi comprensori italiani ed esteri, per raggiungere alcune piste di nostro specifico interesse siamo dovuti ricorrere alle indicazioni forniteci dai maestri di sci locali.

Giornate comunque trascorse in modo appagante sia sotto l’aspetto sciistico che per quanto attiene la buona offerta enogastronomica nei diversi rifugi dell’area.

Un avvertimento importante per tutti gli sciatori interessati ad acquistare uno skipass giornaliero o pluri-giornaliero:

dalla scorsa stagione i prezzi degli skipass sono proposti con la formula “prezzi dinamici on-line” vale a dire non prezzi fissi per giornate o periodi ma variabili sulla base di canoni per noi non chiarissimi.

Allo sciatore conviene pertanto consultare sempre il sito “On Line Ticket” e valutare di volta in volta la formula più conveniente.

Dall’incontro con il Direttore degli impianti di Pinzolo abbiamo appreso in anteprima una interessante novità:

per la stagione 2023/2024 vi sarà la sostituzione dell’attuale seggiovia Prà Rodont -Doss Del Sabion con una nuova cabinovia a 10 posti dotate di vetture panoramiche. Sarà inoltre previsto il Restyling del Rifugio Doss Del Sabion dotandolo di un nuovo ristorante gourmet, di un nuovo bar panoramico e di una nuova area Bistrò.

Con la fervida speranza di una perturbazione che rinfreschi l’usurato manto nevoso auguriamo a nostri lettori una soddisfacente fine stagione.

Valentino Betti

 

 

23/febbraio/2023: Il treno di Dante tra storia e fascino senza tempo

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Dante Alighieri, il Sommo Poeta, è uno dei più grandi poeti della letteratura italiana, e il suo capolavoro, la Divina Commedia, è conosciuto in t

utto il mondo. Ma pochi sanno che Dante, durante la sua vita, fu anche un appassionato viaggiatore e che spesso si spostava a piedi o a cavallo.

Sulle orme di Dante viaggiatore è nato il “Treno di Dante”, un antico convoglio che accompagna alla scoperta dell’Appennino Tosco-Romagnolo nei luoghi dell’esilio del Sommo Poeta.

Il progetto arrivato alla sua terza edizione è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e sviluppato da APT Servizi Emilia-Romagna con Toscana Promozione Turistica e con l’organizzazione della società Il Treno di Dante (www.iltrenodidante.it).

L’antico treno detto ” Centoporte” è composto da antiche carrozze, che richiamano le diligenze dei primi del Novecento e sono caratterizzate dagli interni in legno.  Oltre alle Centoporte, in composizione al treno vi sarà anche una vettura di prima classe caratterizzata da interni pregiati in velluto ed un maggior confort di bordo. I posti a bordo sono complessivamente 280. Il treno, messo a disposizione dalla Fondazione FS, percorrerà la storica linea ferroviaria Faentina, la prima in Italia ad attraversare gli Appennini.il cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo sulle orme del Sommo Poeta, lungo un originale percorso che coniuga cultura, artigianato, enogastronomica tipica e turismo lento, completamente immersi nella natura (Informazioni, biglietti e pacchetti al sito www.iltrenodidante.it).

 Il Treno di Dante in questa terza edizione presenta diverse formule. Si può scegliere la Crociera nelle Città d’Arte, nelle formule Smart e Charme. Della durata di 3 giorni, prevede la partenza da Firenze, l’arrivo e l’accoglienza a scelta tra Faenza e Brisighella, una visita guidata alle bellezze della città scelta, la ripartenza con arrivo a Ravenna per il viaggio “tra Dante e i mosaici”. Si prosegue quindi per Ferrara, per la visita al centro storico della città e, infine, il terzo giorno, l’arrivo a Bologna dove i passeggeri sono accompagnati nel tour “Dante e il Medioevo”. I prezzi variano da 489 euro (del pacchetto di 3 gg, per adulto in camera doppia) a 75 euro per l’andata e ritorno in giornata (prezzo biglietto adulto). In alternativa il Grand tour, l’itinerario di 7 giorni e 6 notti che parte dalla propria città con arrivo, come prima tappa, nella meravigliosa Firenze, culla del Rinascimento italiano, per un pernottamento di 2 notti con possibilità di scoprire la città attraverso esperienze e visite guidate. Il viaggio continua sul Treno di Dante per raggiungere Brisighella o Faenza, a scelta, dove soggiornare ed esplorare il rinomato borgo medievale o la Capitale della Ceramica artistica. Tappa successiva è Ravenna, con i suoi maestosi mosaici bizantini. Il viaggio si conclude con la visita alle Città d’Arte di Bologna o VeneziaIl programma del consueto viaggio di un giorno parte da Firenze, la città dove Dante è nato nel 1265, e prosegue verso la prima fermata: Borgo San Lorenzo. Il treno poi continua la corsa sulle colline di Vicchio, che ha dato i natali a Giotto e Beato Angelico. Oltrepassato Crespino del Lamone, il treno prosegue e sosta a Marradi (FI), la cittadina celebre per la sagra dei “marroni”, le ottime castagne a cui è dedicata una sosta speciale nelle domeniche di ottobre per la sagra omonima, per poi fare tappa a Brisighella (RA), tra i Borghi più Belli d’Italia. La fermata successiva è Faenza (RA), famosa in tutto il mondo per la ceramica artistica, e infine Ravenna, la città in cui il Sommo poeta completò la composizione del ciclo della Commedia e trascorse gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte nel 1321. Qui si erge la Tomba del poeta vicino alla quale sono stati inaugurati recentemente il Museo e la Casa dedicati all’Alighieri. Il servizio sul Treno di Dante è personalizzato e di alta qualità: su ogni vettura è presente un’assistente di viaggio che si occupa di accompagnare i passeggeri nella loro esperienza e narrare la storia dei luoghi toccati durante l’esilio dell’Alighieri. Gli assistenti forniscono anche preziose indicazioni su musei, rocche, teatri e palazzi (ma anche ristoranti), cui i passeggeri potranno accedere gratuitamente esibendo all’ingresso il biglietto del Treno di Dante, anche in un giorno diverso da quello del viaggio.

Gabriel Betti

 

13/febbraio/2023: Sardegna non solo mare: l’affascinante borgo di Castelsardo

Difficilmente si trovano borghi così belli. sia per le bellezze naturali sia per quel senso di antico e passato che così di frequente si trova in Sardegna e proprio grazie al suo invidiabile patrimonio, Castelsardo è incluso in prestigiose reti culturali internazionali, fra le quali “I borghi più belli d’Italia“, “Les Plus Beaux Villages de la Terre”, “Le sette città regie”, e la Conferenza permanente delle Città storiche del Mediterraneo.
Castelsardo si affaccia direttamente sul mare al centro del Golfo dell’Asinara, nella parte settentrionale della Sardegna, in un susseguirsi di coste rocciose con piccole insenature dove nelle giornate limpide è possibile intravedere i monti della Corsica. Il Borgo è dominato dal castello che – ancora intatto da oltre 1000 anni – si erge a difesa delle sue casette basse e del centro storico che sorge proprio alle sue pendici. Castelsardo, fondata nel 1270 dalla famiglia genovese dei Doria, ha una storia antichissima. Conquistata nel 1400 dagli spagnoli venne battezzata Castellaragonese e per circa 300 anni appartenne al regno di Spagna. Dal 1720 fu riconquistata dall’Italia da parte dei Savoia divenendo definitivamente Castelsardo
E’ molto facile arrivare a Castelsardo, che gode di una posizione ideale perchè a breve distanza dimg-20220417-wa0051ai principali siti turistici più belli della Sardegna. Per chi arriva in aereo nel nord Sardegna, dista solo 70 Km dall’aeroporto di Alghero e circa 100 km dall’ aeroporto di Olbia. La sua posizione geografica privilegiata permette di raggiungere le località più belle delle Sardegna, Stintino, Alghero, Costa Paradiso, Santa Teresa di Gallura, Costa Smeralda, le isole dell’Arcipelago e il Parco Naturale dell’Asinara.
Visitare la città antica è come tornare indietro di secoli. La conformazione delle vie che percorrono il borgo è rimasta immutata. Verande, sottopassaggi ricoperti di ginepri secolari e alberi che nel corso del tempo sono riusciti a crescere tra le pietre della borgata. Di notte lo scenario è quasi surreale. Le atmosfere che si creano sono molto suggestive.
La città è famosa in tutto il mondo per le manifestazioni musicali (a partire da uno dei migliori capodanno d’Italia) ai festival che durante la stagione rendono Castelsardo meta di personaggi e intellettuali di calibro internazionale. All’interno del Castello è presente il Museo dell’Intreccio Mediterraneo; uno dei musei più visitati della Regione. Al suo interno collezioni che raccontano lo stile di vita che è strettamente collegato alle attività della terra e del mare. Un altro museo è quello del “Maestro di Castelsardo” che è ospitato nelle cripte nella Concattedrale consacrata a Sant’Antonio Abate. La posizione della chiesa è caratteristica, domina la visuale sul mare con la sua facciata austera e semplice allo stesso tempo.
Passeggiando tra le viuzze del borgo di Castelsardo ci si imbatte nella maestosa cinta muraria caratterizzata da ben 17 torri e un percorso di sentinella da cui si gode di una splendida vista verso il golfo dell’Asinara.
Obbligatoria la tappa alla Roccia dell’Elefante. Una roccia scolpita dal vento e dalle intemperie che ha preso la forma di un elefante. Scavate in questa roccia troviamo le Domus De Janas, un insediamento prenuragico risalente a 5000 anni fa circa e un’incisione su una delle pareti di un busto animale. La strada purtroppo è stata costruita attaccata, ma è comunque possibile arrivarci a piedi. Alle spalle della singolare roccia si apre una vallata completamente ricoperta di verde e con poche costruzioni che sono sovrastate da un grande nuraghe .
Dirigendosi all’interno della zona, altra tappa obbligata è l’antico borgo di Sedini, le cui origini si perdono nella preistoria, si trova su una zona collinare, a circa 10 Km dal mare, ad un’altitudine di  350 metri sul livello del mare. Molto singolare è il centro storico, caratterizzato da scorci di rara bellezza, da scalinate e sottopassaggi di pregio e, particolarità  che lo rendono unico nel suo genere,  da molte case costruite nella roccia. Il suo territorio presenta una varietà di situazioni davvero pregevoli. Si passa, infatti, dai panorami mozzafiato delle località di Littigheddu e Lu Saraghinu, da cui è possibile ammirare il bellissimo mare del Golfo dell’Asinara, l’Isola Rossa e la Corsica, alla vallata del rio Silanis, ricca di sorgenti, di rocce a strapiombo, di vegetazione rigogliosa, di vecchi mulini a palmenti, di bellissime chiese e monasteri medioevali. La Domus de Janas “La Rocca” è il monumento più noto di Sedini e uno dei più importanti della Sardegna. La Domus si presenta come un’enorme roccia calcarea sita nel centro abitato di Sedini, sul ciglio del vallone di Baldana, che ospita al suo interno un ipogeo funerario preistorico. Il complesso si presenta quindi, oggi, come una serie di ambienti di varie epoche (dal Neolitico al Medioevo all’Ottocento) ricavati nella roccia viva, separati e integrati fra loro con solai e muratura, per un totale di 129 mq distribuiti su tre livelli. Tutte le trasformazioni che ha subito nel corso dei secoli l’hanno resa parte viva del paese: è stata prigione, luogo di ricovero per animali, negozio, sede di partito e abitazione privata. Le tombe vere e proprie costituiscono il livello più antico e vi si accede dalla sala principale d’ingresso attraverso una scala in legno. L’ipogeo è costituito da sei celle, due delle quali sono state completamente allargate e fuse in un unico ambiente. Il sito-museo offre dunque, senza considerare il patrimonio ospitato, due aspetti di grande rilievo e pressoché unici: è una delle pochissime Domus de Janas facilmente accessibili dell’isola; è un sito che è stato utilizzato senza soluzione di continuità per millenni. Tali caratteristiche lo rendono un monumento di valore riconosciuto e capace di attrarre l’attenzione di studiosi e visitatori.

Gabriel Betti

 

31/gennaio/2023: Il nuovo volto del Palazzo dei Diamanti tra arte, enogastronomia e convivialità

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Quale migliore momento di visitare Ferrara se non in occasione dell’appuntamento culturale top del 2023, la riapertura del Palazzo dei Diamanti il 18 febbraio. Palazzo dei Diamanti, contraddistinto da oltre 8000 bugne marmoree su due facciate, insieme al celeberrimo Castello Estense, è uno dei simboli architettonici della città di Ferrara.
Finalmente, dopo un complesso intervento di restauro post sismico, manutenzione e ammodernamento che ha coinvolto l’edificio dalla metà del 2021 a oggi, questo emblema unico riaprirà con l’inaugurazione della mostra Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa. Protagonisti dell’imminente evento espositivo saranno due artisti originari proprio di Ferrara, presentati per l’occasione con oltre cento opere provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo. Interpreti del Rinascimento italiano, Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa nacquero a dieci anni di distanza l’uno dall’altro (rispettivamente nel 1450 circa e nel 1460) e respirarono l’atmosfera locale, maturando anche esperienze oltre i confini ferraresi. Curata da Vittorio Sgarbi e Michele Danieli e visitabile fino al 19 giugno 2023, la mostra rappresenta il punto d’avvio del progetto Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, il cui dichiarato proposito è indagare la vicenda storico-artistica cittadina in una precisa fase storica: dalla “trasformazione” da città a ducato fino al passaggio dalla dinastia estense al controllo dello Stato Pontificio. La produzione di de’ Roberti e Costa, analizzata dagli esordi fino all’età matura, sarà affiancata dai lavori di importanti autori coevi, fra cui Mantegna, Cosmè Tura e Perugino.
La riqualificazione dell’edificio ha comportato un’enorme lavoro strutturale allo scopo di migliorare il suo percorso museale. Molte le novità che attendono i visitatori nel 2023, a partire dalla realizzazione nel giardino di un collegamento tra le due ali del Palazzo: attraverso una struttura leggera, trilitica, essenziale, in legno e vetro, sono state infatti definite le cosiddette “stanze all’aperto”. E durante questo complesso cantiere non sono mancate alcune sorprese, come il rinvenimento della cosiddetta “Sauna del duca”. La residenza di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I, ha infatti rivelato un lascito del proprio passato: è stata riportata alla luce una vasca con seduta, schienale e fori per l’acqua che si trovava alla sinistra dello storico ingresso, al di sotto del piano di calpestio. Si tratta di una vasca in marmo, ben conservata, che serviva per le abluzioni, la scoperta non è stata una sorpresa perché in molte fonti si parla del gusto del bagno degli Estensi.
Il complesso restauro ha comportato  l’ampliamento di alcuni servizi presenti e parallelamente l’aggiunta di altri mancanti. L’intento generale è quello di proporre al pubblico non solo uno spazio espositivo, ma anche un luogo di incontro, arricchito di eventi e iniziative, che veicoli la condivisione di idee e arte. ad esempio attraverso la  realizzazione di uno spazio dedicato al ristoro, e di due bookshop, di cui uno dedicato esclusivamente alle generazioni più giovani. Inoltre, è prevista una sala didattica e laboratoriale, un ambiente pensato per i più piccoli affinché la loro sia un’esperienza totalizzante e che non si esaurisca con la visita delle mostre. Lo spazio ospita un vasto e coinvolgente programma di proposte rivolto alle scuole di ogni ordine e grado e alle famiglie.
La peculiarità di queste aggiunte, soprattutto per ciò che concerne la presenza del caffè e dei bookshop, è la loro apertura svincolata dagli orari del museo. Saranno accessibili, oltre che alla fine del percorso museale, pure autonomamente dal cortile dell’ex Museo del Risorgimento e della Resistenza, quest’ultimo rimodulato per contenere il nuovo spazio ristoro. Il Caffè dei Diamanti è una novità assoluta, in quanto all’interno dell’edificio non c’è mai stata la possibilità di somministrare cibi e bevande. Un luogo che desidera favorire il dialogo, lo scambio e il convivio al termine del percorso espositivo, non solo per i visitatori dei Diamanti, ma per chiunque desideri assaporare la cucina ferrarese. Il bar, definito dai suoi gestori come l’anima pop del palazzo, sarà aperto già dalle 7 del mattino con gustose colazioni e rimarrà accessibile fino a sera, per pranzi, aperitivi e cene. La volontà è di offrire prodotti tipici locali, coccolando il visitatore con piatti della cucina ferrarese, che diventa in questo caso un’estensione della bellezza del palazzo.
Gabriel Betti

28/gennaio/2023: Un weekend romantico sul Lago di Garda

Il lago di Garda è perfetto per un San Valentino ricco di spunti e attrattive grazie al suo lato romantico e suggestivo fatto di piccoli borghi antichi, tramonti sul lago, castelli e pievi, ville e passeggiate a filo dell’acqua.

La località più adatta per un dolce weekend a due non può che essere Sirmione, con la sua penisola che si protende sul lago, le viste suggestive e il borgo storico. Sirmione è sin dai tempi antichi la “perla delle penisole”, il suo borgo circondatweek-end-lago-di-garda-1024x512o dalle mura, con le eleganti botteghe e il centro termale Aquaria, è uno dei luoghi più amati dai turisti di ogni angolo del mondo.
Sirmione è il luogo della poesia, dove il poeta Catullo compose i versi per la sua amata Lesbia. Non a caso proprio a Sirmione oggi potete trovare il cartello “kiss, please” (bacio, prego), come invito agli innamorati a farsi immortalare in atteggiamento romantico dinanzi al castello. “Odi et Amo”, il famoso canto d’amore del poeta latino Catullo, fu composto proprio nella sua villa romana sulla punta della penisola sirmionese, i cui resti oggi sono noti come Grotte di Catullo, immersi in un grande parco baciato dal sole. Il sito archeologico, oltre a essere uno dei punti di interesse più significativi di Sirmione, insieme al castello scaligero, è un luogo in cui fermarsi ad aspettare il tramonto. Anche la darsena, ristrutturata e aperta al pubblico, merita una visita: ci si trova circondati dall’acqua, ma protetti dalle possenti mura del maniero. Sirmione è anche incantevole da visitare in motoscafo, da una prospettiva molto scenografica. Oltre alla visita al centro storico, Sirmione regala una preziosa occasione di relax grazie alle sue famose terme, affacciate sul lago, che vantano acque molto rinomate per le loro proprietà terapeutiche e preventive.
Per la serata ci si può spostare verso la vicina Desenzano per un aperitivo e una cena e dove fare una romantica passeggiata lungo le mura del Castello, ammirando le luci del lago dall’alto.
Altro luogo magico del Garda, coronato da antiche leggende, è Punta San Vigilio a Garda, di proprietà dei Conti Guarienti di Brenzone. Un promontorio verdeggiante, con una villa rinascimentale e un grazioso porticciolo, e un’atmosfera fuori dal tempo. San Vigilio è considerata una penisola splendida, meta di importanti ospiti, come il re di Napoli, Winston Churchill, il re Carlo d’Inghilterra, Laurence Olivier e molti altri. Bellissima è la Baia delle sirene, delimitata dalla punta: una spiaggetta tranquilla, circondata da un parco di olivi dove si può passeggiare assaporando il romanticismo di un luogo che incrocia antiche leggende pagane e cristiane.
Sul lago bresciano, a Gargnano, nell’entroterra, si trova invece l’eremo di San Valentino (772 metri), protettore di tutti gli innamorati. Un luogo isolato, un piccolo santuario immerso nella natura e incastonato nella parete rocciosa, costruito ai tempi dell’epidemia di peste, nel 1630. Ci si arriva con un percorso semplice, adatto a tutti, ma piacevolissimo per gli scorci panoramici che offre, sul Garda e il Monte Baldo. Un luogo perfetto per una camminata romantica con la persona amata.
La rocca di Manerba è il luogo delle emozioni, un punto strategico eccezionale per osservare il lago dall’alto, un parco naturale con una vista mozzafiato. Sul promontorio, la croce della rocca di Manerba è considerata, insieme alla rocca di Lonato, uno dei più bei punti panoramici del Garda: da questo affaccio meraviglioso si possono vedere il lago nella sua totalità (nelle giornate più limpide), l’isola dei Conigli, l’isola del Garda, il porto di San Felice, il golfo di Salò, la punta di Sirmione, il Monte Baldo e tutti i paesi costieri. Ecco perché è il luogo delle emozioni.
Altro luogo incantevole, da visitare con una sosta fino al tramonto, è l’Isola del Garda, nella parte bresciana del lago, proprio di fronte a San Felice del Benaco. Nota anche come Isola Borghese, dal nome della famiglia proprietaria, è la più grande del Garda e appartiene oggi alla famiglia Cavazza, che dal 2002 l’ha aperta al pubblico con visite guidate della durata di circa due ore, comprensive di un tour nel parco, nei giardini all’italiana e all’inglese, ad alcune sale interne della meravigliosa villa in stile neogotico veneziano, con tanto di aperitivo sulla terrazza da cui si gode di un panorama eccezionale.
E non dimenticate di provare la splendida cucina del Garda a base di squisiti piatti di pesce di lago.
Gabriel Betti

 

26/gennaio/2023: Inverno in Lapponia la magia dell’aurora boreale

lapponiaNon c’è posto migliore della Lapponia per vedere danzare in cielo le aurore boreali.

La Finlandia sin dalle prime nevicate si trasforma. Il verde delle foreste si copre di un manto candido, che le avvolgerà fino ad aprile inoltrato. I mesi invernali, sono i migliori per osservare il fenomeno dell’Aurora Boreale, non perdetevi un’escursione notturna in aree lontane dalle luci della città, magari sorseggiando una bevanda calda sulle sponde di un lago gelato o immersi nelle hot tub, le vasca con acqua calda che si trovano all’esterno di molti lodge. Un’antica leggenda Sámi, la popolazione locale delle terre lapponi sin dall’antichità, narra che la bianca volpe artica correndo nella foresta innevata crea l’aurora grazie alle scintille scaturite strisciando la sua coda contro il manto nevoso. Uno spettacolo da vedere almeno una volta nella vita.

I mesi invernali non sono i  migliori solo per osservare l’Aurora Boreale, sono anche quelli ideali per vivere la magia della Lapponia, complici le temperature più miti degli ultimi inverni e le nevi che cadono abbondanti rendendo il paesaggio unico e spettacolare.
La Finlandia del nord offre tante esperienze uniche da vivere. Ad esempio, fare la sauna è uno dei modi migliori per capire la cultura finlandese, imparando i segreti e le particolarità delle saune: essenze, massaggi con la neve e per i più audaci un tuffo in un lago gelato. Chi ha il coraggio di provare questa esperienza noterà i benefici che ne derivano dalla scarica positiva di adrenalina agli effetti sulla circolazione. Se non si è amanti delle sensazioni estreme, ma non si vuole perdere l’occasione di un’esperienza unica, si può optare per un momento di relax con un bagno caldo in riva al lago in un Ho-tub. L’ Hot-tub è una vasca in legno, allestita a due passi dai lodge, dove ci si può immergere nell’acqua riscaldata grazie ad un camino alimentato a legna. E’ il posto perfetto per godere la vista del panorama innevato e magari scorgere l’aurora boreale. Fare la sauna è anche il metodo migliore per rilassarsi e riscaldarsi dopo le escursioni nella foresta.
Le escursioni In Finlandia ti conquisteranno da subito: camminate lungo i sentieri nel bosco, pesca nel ghiaccio, ciaspolate e safari in motoslitta, sci di fondo con le guide nell’infinita rete di percorsi che collega la Finlandia. Se vuoi una vacanza in Finlandia con solo aurore boreali e villaggio di babbo natale non hai idea veramente di cosa ti stai perdendo.
Una ciaspolata tra le candide nevi lapponi è assolutamente un’esperienza da non perdere. Lunghezza e difficoltà del percorso si possono scegliere, verrai guidato tra alberi gelificati, valli innevate e montagne stupende. La qualità delle neve in Lapponia supera ogni aspettativa, è farinosa e soffice e camminarci con le ciaspole è una sensazione favolosa.
Uno dei modi migliori per esplorare la natura innevata è spostarsi su una slitta trainata dagli husky. Questo affascinante e antico mezzo di trasporto permette di apprezzare la natura dell’artico al meglio. Nel silenzio candito del paesaggio, sentirete solo il respiro degli husky e il fruscio della slitta. Dopo aver conosciuto i cani e preso confidenza con la slitta, si parte per un’escursione che attraversa parchi naturali, lungo dei sentieri dedicati alle sole slitte con husky.
Per concludere non può poi mancare una visita a una delle tante fattorie delle renne. Le renne sono animali fondamentali nell’ecosistema della Lapponia.  In fattoria sotto la guida del fattore, si potranno vedere le renne, avvicinarle e conoscere i metodi di allevamento ed i loro spostamenti stagionali. Si cammina in mezzo  a un centinaio di renne libere, si possono accarezzare ed alimentare con i licheni.
Capitolo a parte lo sci: condizioni di luce mozzafiato, foreste gelide con alberi carichi di neve e una natura selvaggia bianca che si estende a perdita d’occhio sono ciò che rende l’atmosfera unica definita dai finlandesi “Lapin Taika” o “la magia della Lapponia”. Le località della Lapponia offrono agli appassionati di sci e snowboard un sacco di “Lapin Taika”, con un terreno vario che va dalle piste per bambini alle piste nere e fuoripista, e persino snowpark e backcountry. I finlandesi conducono  la vita a un ritmo più lento e rilassato, la gente del posto ama fare un passo indietro e godersi la bellezza naturale dell’ambiente circostante, e chi potrebbe biasimarli quando le stazioni sciistiche in Lapponia hanno così tanto da offrire? Ti sarà difficile trovare un finlandese che non abbia mai provato a sciare. È un po’ un passatempo nazionale, e questo è ancora più vero per chi vive vicino alle montagne. La maggior parte dei finlandesi impara a sciare in tenera età, poiché le vacanze sulla neve in famiglia sono una gioia condivisa a livello nazionale e molte scuole organizzano gite per i propri alunni. La stagione inizia a fine ottobre e l’alta stagione va da febbraio fino allo scioglimento della neve all’inizio di maggio. Con una stagione così lunga, non c’è bisogno di correre; ci sarà sicuramente neve per tutto il tempo. Il che significa che le piste sono meno trafficate, le code sono meno affollate e, nel complesso, scoprirai un’atmosfera molto rilassata.Tuttavia, le località sciistiche finlandesi sono diverse dalle Alpi in molti modi, come ad esempio la pendenza delle piste. In Lapponia le piste tendono ad essere meno ripide e impegnative delle Alpi o delle montagne oltre il confine in Svezia. Scoprirai anche che le reti di piste sono più piccole: puoi esplorare l’intera località in pochi giorni al massimo, motivo per cui troverai così tante incredibili attività fuori pista. Se ami mettere in mostra le tue abilità, ci saranno comunque molte opportunità per farlo negli snowpark o nel backcountry.
Quando a dicembre inizia il periodo di due mesi detto Polar Night cioè la notte perenne non significa che le piste siano chiuse, ma significa sciare grazie alla luce artificiale come nella pista di Levi. Lo sci notturno è un’esperienza davvero mozzafiato, mentre la luce cala, gli altri sensi si intensificano. Certo, di notte fa più freddo, quindi copriti al caldo, ma l’assenza di luce fa sognare gli amanti dello sci e dello snowboard.
Due parole sulla programmazione di un viaggio in Lapponia. Il viaggio va programmato con i tempi giusti prevedendo minimo 4 notti, ma il top sarebbe 7 notti in quanto, come abbiamo visto, sono veramente tante le attività tipiche di questi luoghi che potrai praticare per scoprirne il fascino e coglierne l’essenza. Potrai inoltre scegliere tra varie tipologie di alloggi: stupendi Lodge immersi nella natura, ottimi Hotel o Ville e Igloo di Vetro.

Gabriel Betti

 

13/gennaio/2023: Plan de Corones: sciare su un “Panettone”!

Plan de Corones, una delle  principali aree sciistiche in Alto Adige, è l’ideale per godersi qualche giorno di divertimento sugli sci.

La montagna, che si trova tra Brunico, San Vigilio e Valdaora è, come gergalmente viene definita, un “Panettone”, con i suoi vasti pendii con pochi alberi, i 120 km. di piste e i 32 moderni impianti di risalita, è considerata tra le destinazioni per gli sport invernali più all’avanguardia.

L’offerta di piste, al contrario di come spesso si sente dire, non è molto variegata, bensì più aderente alle esigenze di sciatori intermedi-esperti, i quali possono indubbiamente trovare a Plan de Corones piste classificate tra le migliori in tutta Italia.

Il comprensorio offre discese molto tecniche e, grazie alla conformazione a panettone, anche mediamente molto lunghe, in quanto è possibile partire dalla cima del Kronplatz e scendere diretti in una delle valli adiacenti; questo causa però anche lunghi periodi di risalita, con la quasi totalità degli impianti in cui bisogna togliersi quasi sempre gli sci!

Massima attrazione sono sicuramente le “Black Five”, ovvero le cinque piste nere, tra cui la nuovissima Sorega (creata per la coppa del mondo) e la Piculin pista dalla pendenza notevole, che farà divertire gli sciatori in cerca di sfide; tuttavia consiglio, se si va nei periodi in cui il clima è più caldo, di farla entro le 11, così da evitare la pista rovinata dall’esposizione al sole.

Il cavallo di battaglia dell’intera area sciistica è la perfetta rete di collegamenti, con la cabinovia “Piculin” si arriva direttamente alla fermata del bus che offre un servizio shuttle di andata e ritorno della durata di venti minuti per l’Alta Badia, dove si trova poi il collegamento con il Sellaronda in Val Gardena.

Altra nota a favore l’ottima assistenza sulle piste, che assicura un divertimento invernale sereno e senza intoppi, inoltre gli impianti di Plan de Corones fanno parte del Dolomiti Superski e possono essere quindi essere fruiti dai possessori dell’omonimo skipass.

Ovviamente anche gli appassionati di snowboard e freestyle non vengono delusi. Lo Snowpark Plan de Corones ha da poco cambiato sede e sulla pista Belvedere offre, con la Easy Line, la Medium Line, la Medium Rail Line e la Medium Kickerline, adrenalina, svago ed emozioni forti.

Plan de Corones offre naturalmente anche tanti corsi con una delle Scuole di sci più grandi della regione. Numerosi punti dinoleggio sciplandecorones consentono di procurarsi in loco un’attrezzatura comoda e all’avanguardia, mentre le trattorie di altissima qualità e i numerosi locali sulle piste e vicino ad esse (che tuttavia risultano abbastanza costosi rispetto alla media), riscaldano come si deve l’atmosfera dopo l’ultima discesa.

Gabriel Betti

31/dicembre/2022: Rassegna i Borghi più belli d’Italia raggiungibili in treno: destinazione Umbria

guida_passignano_sul_trasimeno__1603435249In tutta Italia i Borghi raggiungibili in treno sono 26 con oltre 580 collegamenti al giorno, la caratteristica di questi itinerari è la possibilità, con una piacevole passeggiata al massimo di 1,5/2 km, di raggiungere direttamente dalla stazione il centro storico o l’attrazione culturale principale di ogni Borgo.

Ad oggi Trenitalia propone un’offerta molto interessante con 29 euro si viaggia illimitatamente per 3 giorni consecutivi sui treni regionali, regionali veloci e metropolitani di Trenitalia indipendentemente dall’origine e destinazione del viaggio.  Dal nord al sud della penisola, da Bard in Valle d’Aosta a Cefalù in Sicilia sono 271 i piccoli centri storici, inferiori ai 15.000 abitanti, inseriti in un club speciale, quello de “I borghi più belli d’italia”, che da 15 anni è impegnato nel recupero, nella valorizzazione e nel mantenimento di queste eccellenze italiane. Piccoli centri conosciuti a livello globale grazie al loro patrimonio storico, artistico e culturale.

In Umbria sono tre i borghi da visitare in treno: Spello e due dei più bei paesi del lago Trasimeno ovvero Castiglione del Lago e Passignano sul Trasimeno.

Un’idea può essere di viaggiare con la propria bici e scendere a Passignano, fare il giro del lago per poi riprendere il treno a Castiglione, oppure percorrere in bici o anche a piedi, la distanza tra i due borghi che è di circa 20 chilometri.

Passignano sul Trasimeno è il borgo principale sulle sponde settentrionali del Lago Trasimeno. L’abitato si è sviluppato in epoca moderna, tra il ‘500 ed il ‘600, mentre il suggestivo centro storico legato alla Rocca è di origine medievale e affonda le proprie radici in epoche ancora più antiche.

Accomunato spesso a San Feliciano per l’importanza della pesca sull’economia locale, il paese si presenta come un piccolo borgo di pescatori allungato verso le rive del lago e dominato dalla Rocca sovrastante. Grazie alle passeggiate lungolago e le spiagge per la balneazione, è insieme a Castiglione del Lago un luogo ideale per vivere al meglio il Trasimeno. Da Passignano partono inoltre i traghetti per entrambe le isole, è quindi un punto di partenza perfetto per esplorare il lago e i suoi tesori. La Rocca Medievale di Passignano sul Trasimeno domina il paesaggio, stagliandosi al di sopra del borgo in posizione sopraelevata. Il nucleo più antico di Passignano è cinto dalla cerchia di mura medievali, che testimoniano lo sviluppo subito dal centro nella trasformazione da piccolo borgo agricolo durante l’Impero Romano a castello e fortezza nel periodo medievale, quando venne a lungo conteso tra Arezzo, Perugia e Firenze. Dopo una rilassante passeggiata lungolago e un giro all’interno del borgo, una visita alla Rocca è d’obbligo per vivere  un vero e proprio viaggio nel passato, calandosi anche nella realtà locale grazie al piccolo Museo delle Barche sistemato al suo interno. Inoltre, si può ammirare la vista mozzafiato  e lo spettacolo del lago e delle sue isole dall’alto degli oltre 30 metri della Torre!.
Castiglione invece si trova sulla riva occidentale del lago, vicinissimo al confine con la Toscana e con la bellissima Val di Chiana. I luoghi d’interesse storico-culturale di questo borgo sono numerosi, primo tra tutti il Palazzo della Corgna: una reggia in miniatura, l’unica esistente in tutta l’Umbria. Meritano una visita anche la Rocca del Leone, con la passeggiata lungo le sue mura, e le chiese di Santa Maria Maddalena e San Domenico. Del territorio di Castiglione del Lago fa parte anche la splendida isola Polvese, la più grande delle tre isole del Trasimeno. Da qui partono comunque i traghetti per l’Isola Maggiore, mentre quelli per raggiungere la Polvese partono principalmente da San Feliciano.
Il borgo di Castiglione del Lago si è sviluppato su di un promontorio di roccia calcarea proteso verso il lago, che in origine costituiva la quarta isola del Trasimeno stesso. In seguito all’abbassamento del livello delle acque, la striscia d’acqua che separava l’area dalla terraferma è stata riempita e nella zona si è creata una fertile pianura alluvionale. I primi ad abitarla furono con tutta probabilità gli Etruschi, come suggeriscono vari resti venuti alla luce nella zona, seguiti poi dagli insediamenti romani. Il nucleo originario della città di Castiglione del Lago è chiaramente di origine romana, come dimostra la struttura urbanistica: tra strade parallele, i decumani, che tagliano in senso longitudinale il paese.
Lo stesso nome della cittadina deriva dal latino Castellum Leonis. L’attuale Rocca del Leone è uno degli edifici di maggiore fascino di Castiglione, con la sua possente struttura e le mura alla guelfa, le quattro torri e l’imponente mastio di ben 30 metri d’altezza. La Rocca costituisce infatti uno dei più alti esempi di fortificazione e architettura militare in Umbria, senza contare il magnifico panorama sul lago che offre.

Infine sempre raggiungibile in treno, si può visitare Spello, adagiata sulla pendice meridionale del Monte Subasio, tra Assisi e Foligno, un gioiello unico nel suo genere dove i veri padroni della scena sono i fiori, che invadono i suoi vicoli durante la bella stagione. Il borgo in sé è una bomboniera, uno dei posti più belli di tutta l’Umbria.  Le Infiorate del Corpus Domini sono un evento che si tiene a Spello ogni anno tra maggio e giugno ed è valso a questa cittadina il soprannome di capitale dei fiori. In questo periodo le strade del borgo si trasformano in uno spettacolare tappeto di fiori lungo anche 1,5 km. Le vie del centro si riempiono di quadri di arte sacra composti da petali di fiori… e volendo si può anche diventare infioratori per un giorno!I
Per un aperitivo particolare ci si può fermare al microbirrificio Diecinove, dove si possono gustare diverse birre artigianali a base di “fiori perduti”, accompagnate da buonissimi taglieri di prodotti locali.
Antico centro di origine umbra, “Hispellum” dal  I secolo a.C. , è stato un importante municipio romano ricordato con il titolo di ” Splendidissima Colonia Julia”. Qui importanti ed imponenti testimonianze del periodo romano convivono magnificamente con l’attuale aspetto urbano medievale.
L’itinerario di visita può partire dalla parte bassa della città, entrando nel cuore cittadino attraverso la monumentale porta Consolare (I secolo a.C.), così chiamata perché segnava l’ingresso in città della via Flaminia; seguendo quello che era il tracciato dell’antica via in salita si rimane affascinati dalla convivenza di isolati romani, che si aprono a destra e l’urbanizzazione medievale che si può ammirare sulla sinistra fino ad arrivare allo slargo che ospita la chiesa di Santa Maria Maggiore, affrescata nel 1501 da Bernardino di Betto detto il Pintoricchio, tra i maggiori artisti del rinascimento umbro e italiano.
Continuando sulla via principale si sale verso piazza della Repubblica, ove è ubicato il palazzo Comunale. Qui, lungo i due lati del corso si incontrano botteghe di prodotti tipici e artigianato, negozi d’arte e numerose osterie, ristoranti e enoteche ove gustare la cucina e i prodotti del territorio.

Gabriel Betti

 

22/dicembre/2022: Mercatini di Natale a Vienna il sogno diventa realtà grazie e Nightjet

mercatini-natale-vienna, il collegamento quotidiano, operato dalle Ferrovie Austriache Öbb in cooperazione con Trenitalia, treni notturni che avvicinano Vienna/Monaco da Venezia, Roma via Firenze e da poco anche Genova.

Le carrozze sono quattro: due con posti a sedere, una a cuccette (da 4 a 6 persone) e un vagone letto, con cabine in occupazione singola o doppia. Lo spazio è ristretto, ma c’è un bagno con doccia e asciugamani. La colazione, inclusa, è servita nello scompartimento la mattina prima dell’arrivo: caffè bollente, pane fresco e marmellata, yogurt e tante altre opzioni, anche di salato, sul menu.

Klaus Garstenauer, membro del consiglio di amministrazione di Öbb ha dichiarato che  «Il treno ti fa guadagnare tempo, anche se questa è un’offerta di nicchia. Quando l’abbiamo annunciata tre settimane fa, abbiamo ricevuto subito 1.000 prenotazioni in un giorno. E, soprattutto in periodi di alta stagione come feste e vacanze, bisogna prenotare con 2-3 mesi d’anticipo. Speriamo d’attrarre anche gli italiani, che vogliono visitare i mercatini di Natale di Vienna o sciare, ad esempio, nella nota località di Bad Gastein nel Salisburghese».

Il servizio offerto è comodo, la notte è lunga, ma consente di dormire tanto e di non arrivare all’alba. È anche ecologico, l’emissione di CO2 del treno è 50 volte inferiore all’aereo e da settembre 2023 si viaggerà con un comfort molto superiore di treni totalmente nuovi, ultramoderni. Le Ferrovie Austriache Öbb  credono che la differenza sia nel servizio, come dimostra l’assenza di prima e seconda classe. Dal 1° gennaio 2023, i biglietti per il Nightjet costeranno a partire da 28,80 euro per persona e tratta in posto a sedere, 48,10 euro in cuccetta e 67,30 euro in vagone letto.

Arrivati a Vienna si respira ovunque la magia dell’Avvento, il municipio, le piazze, i palazzi e i vicoli celebrano questo periodo speciale dell’anno con grande gioia.

Da metà novembre a Natale le più belle piazze di Vienna si trasformano in incantevoli mercatini natalizi. Nell’aria il profumo dei biscotti di Natale, di punch caldo e mandorle tostate. Il centro storico e le strade dello shopping sono decorate con le luminarie natalizie che avvolgono la città in un’atmosfera di festa.

In occasione del Mercatino viennese di Gesù Bambino in Rathausplatz, un’alta arcata addobbata con candele accoglie all’ingresso visitatrici e visitatori.

Gli appassionati di pattinaggio possono volteggiare sul ghiaccio lungo il parco del Municipio romanticamente illuminato. Punto di attrazione particolare per gli innamorati è l’albero dei cuori.

Per i bambini c’è una giostra a più piani alta 12 metri, mentre nel parco li aspetta il Mondo natalizio, con il trenino delle renne, il percorso attraverso il presepe, la capanna dei bambini ed una pista di ghiaccio.

Non lontano c’è il Villaggio natalizio di Maria-Theresien-Platz, tra il Museo di Storia dell’arte e quello di Storia Naturale. Nel periodo dell’Avvento qui si trovano circa 70 stand con oggetti di artigianato artistico tradizionale e originali idee regalo.

Anche il suggestivo Villaggio natalizio al Campus dell’Università è un punto di ritrovo molto frequentato e non solo dagli studenti. Il trenino per bimbi e la vecchia giostra rendono il Villaggio natalizio presso il Campus un luogo molto amato anche dalle famiglie. Inoltre sono disponibili due piste per il curling.

L’Antico Mercatino natalizio viennese nel Freyung, nel centro storico, è una tradizione alla quale non si può rinunciare. Già nel 1772 questa piazza ospitava un Mercatino di Natale; oggi qui si possono trovare in vendita oggetti artistici artigianali, decorazioni di vetro, presepi tradizionali e ceramiche. Dalle ore 16:00 nella piazza inizia a risuonare la festosa melodia dell’avvento.

Il Mercatino di Natale e della cultura della Reggia di Schonbrunn incanta i visitatori con la sua cornice imperiale e dopo Natale si trasforma in un Mercatino del Nuovo anno. Qui si possono trovare manifatture tradizionali, decorazioni natalizie realizzate a mano, concerti natalizi e un vasto programma di attività per bambini, tra cui anche un laboratorio natalizio. Il Villaggio natalizio presso il Palazzo del Belvedere affascina con la sua suggestiva ambientazione barocca. Nello stupendo parco del castello viene allestito un Mercatino di Natale raccolto e tranquillo che offre oggetti di artigianato e invitanti leccornie.

Contemplazione e tradizione occupano un posto di primo piano nel villaggio di Natale nella Stephansplatz, con circa 40 bancarelle ai piedi del Duomo di Santo Stefano che mettono in vendita prodotti austriaci di prima qualità.

Il Mercatino di Natale della Corte regio-imperiale nella Michaelerplatz di fronte al Palazzo imperiale Hofburg, presenta nelle sue bianche casette soprattutto prodotti di artigianato austriaco, dolciumi, soldatini di stagno, presepi realizzati a mano e molto altro ancora.

Completamente dedicato alla gastronomia, il Mercato dei sapori dell’Avvento presso l’Opera: lebkuchen, formaggi, prodotti a base di carne, punch e vini dei produttori regionali deliziano i palati dei degustatori.

Al Mercatino invernale di fronte alla Ruota panoramica il divertimento la fa da padrone, all’insegna del “Prater in versione rock”. Qui fino all’8 gennaio i bambini possono trascorrere il tempo tra divertenti corse sulle giostre, intrattenimento musicale dal vivo – dal gospel al soul, al pop – e un ricco programma di spettacoli. Una novità di quest’anno è l’Incanto del Natale di Ottakringer nella piazza davanti al birrificio Ottakringer Brauerei. Questo Mercatino di Natale urbano vi attende dal giovedì alla domenica con prelibatezze gastronomiche, creative opere d’artigianato, curling e naturalmente un punch alla birra da Ottakring.

 Gabriel Betti

 

22/dicembre/2022: Apertura di stagione nel Dolomiti Superski

Come ogni anno in occasione dell’apertura della nuova stagione sciistica, anche quest’anno ci siamo attivati per testare la situazione reale di alcuni comprensori del Dolomiti Superski.

In particolare abbiamo trascorso quattro giorni (dal 11 al 15 dicembre) nelle aree di Val Gardena e Val Badia con una aggiunta di un test sul tour del Sella Ronda già pienamente agibile in questo periodo.

Sin dal primo giorno abbiamo trovato la stragrande maggioranza di impianti di risalita funzionanti e piste aperte e ben tenute.

L’unica area inaccessibile si è rilevata quella relativa alla pista della Sasslong in quanto in fase di preparazione per le programmate competizioni di discesa libera di Coppa del Mondo per cui per raggiungere la zona del Seceda si è rivelato opportuno recarsi con lo Skibus ad Ortisei e da li risalire verso gli impianti e piste del Seceda.

Per il rientro invece tutto normale con pista verso Santa Cristina e risalita con impianti sul Ciampinoi per poi ridiscendere con gli sci o verso Plan de Gralba o verso Selva Val Gardena.

Evidenziamo che abbiamo trovato le piste del Seceda, inclusa la Longià che scende su Ortisei perfettamente innevate e battute.

Stessa cosa per le piste del Piz Sella e del Passo Sella.

Nel tour del Sella Ronda con partenza da Selva Val Gardena, risalita con impianti verso da Dantercepies, discesa con gli sci a Colfosco, risalita da Corvara verso il Pz Boè e proseguimento per Passo Campolongo, Arabba, Porta Vescovo, Pordoi e successivo rientro a Selva Val Gardena da Passo Sella, abbiamo trovato le principali piste aperte, ben innevate e battute.

In particolare abbiamo trovato la pista Vallon bella e sciabile come non mai così come le piste di porta Vescovo.

Una apertura di stagione pienamente soddisfacente che ben promette per il proseguimento della stagione 2022/2023.

Valentino Betti

15/dicembre/2022: Napoli l’emozione continua

Terzo giorno, inapolitotoniziamo dal cuore del centro antico di Napoli, con il Museo Cappella Sansevero, un gioiello del patrimonio artistico internazionale in cui la creatività barocca, l’orgoglio dinastico, la bellezza e il mistero s’intrecciano creando un’atmosfera unica, quasi fuori dal tempo. Capolavori come il Cristo velato, meraviglie del virtuosismo come il Disinganno ed enigmatiche presenze come le Macchine anatomiche, rendono la Cappella Sansevero uno dei più singolari monumenti che l’ingegno umano abbia mai concepito. Un mausoleo nobiliare e, al contempo, un tempio iniziatico in cui è mirabilmente trasfusa la poliedrica personalità del suo geniale ideatore: Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero.

Tra i capolavori custoditi nel Museo, il celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, la cui immagine ha fatto il giro del mondo per la prodigiosa “tessitura” del velo marmoreo. La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato finalmente nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa che non dà spazio a preziosismi o a canoni di scuola, anche quando lo scultore “ricama” minuziosamente i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo. L’arte di Sanmartino si risolve qui in un’evocazione drammatica, che fa della sofferenza del Cristo il simbolo del destino e del riscatto dell’intera umanità.
Nella Cavea sotterranea della Cappella Sansevero sono oggi conservate, all’interno di due bacheche, le famose Macchine anatomiche, o Studi anatomici, ossia gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero venoso quasi perfettamente integro. Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, e alcune fonti settecentesche attestano che la macchina anatomica maschile fu acquistata nel 1756 da Raimondo di Sangro, in seguito a una esibizione pubblica che l’anatomopatologo siciliano tenne a Napoli. Il principe, inoltre, prese Salerno a lavorare per sé, assegnandogli una cospicua pensione annua, e gli commissionò la realizzazione dell’altra macchina anatomica. Le due Macchine anatomiche sono tra le presenze più enigmatiche del complesso monumentale. Ancora oggi, a oltre duecentocinquanta anni di distanza, si dibatte sui procedimenti e i materiali grazie ai quali si è potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio. Alimentando la “leggenda nera” di Raimondo di Sangro e ipotizzando che Salerno, sotto la direzione del principe, avesse inoculato nei vasi sanguigni di due corpi una sostanza che ne avrebbe procurato la “metallizzazione”. Anche Benedetto Croce racconta che secondo la credenza popolare Raimondo di Sangro “fece uccidere due suoi servi, un uomo e una donna, e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene”. In realtà, il sistema circolatorio è frutto di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui la cera d’api e alcuni coloranti. Stupisce, ad ogni modo, la riproduzione del sistema artero venoso fin nei vasi più sottili.

Altra tappa da non perdere, la  Napoli sotterranea. Visitare questo substrato che sorregge la città di Napoli da circa 5000 anni, significa immergersi in un’esperienza unica ed emozionante, compiendo un viaggio lungo un tragitto a 40 metri di profondità tra cunicoli e cisterne, lungo un percorso storico di ben 2400 anni.  Durante l’escursione sarà possibile ammirare diversi reperti storici che spaziano dai resti dell’antico acquedotto greco-romano ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale: un vero e proprio viaggio nel tempo da fare a piedi.

Per rilassarsi da tante emozioni siamo entrati nel meraviglioso Chiostro maiolicato del Complesso Monumentale di Santa Chiara, nel quale si respira spiritualità e pace.

Durante i vari spostamenti non dimenticate di scendere con la Linea 1 della metropolitana  alla Stazione  Toledo, considerata dal quotidiano inglese The Daily Telegraph, la più bella d’Europa e del mondo. Primato confermato anche nella classifica della CNN. Nel  2013 Toledo ha vinto il premio Emirates leaf international award come “Public building of the year”.e nel 2015 il  premio ‘International Tunnelling Association: Oscar delle opere in sotterraneo’, superando la concorrenza di importanti opere a Sydney e Gerusalemme.

Ultimo giorno a Napoli e per non sentirne troppo la nostalgia ordiniamo mozzarelle, taralli, panini napoletani e sfogliatelle, da portare a casa e ci dirigiamo verso  l’imperdibile  visita al Quartiere Sanità. Una realtà ancora difficile di Napoli dove un’altissima densità abitativa e poche possibilità di lavoro portano spesso i giovani nelle braccia della delinquenza organizzata. Qui su iniziativa di Don Paolo e di 5 ragazzi volenterosi è nata nel 2006  l’Associazione La Paranza. Facendo proprie le parole di Sant’Agostino «La Speranza ha due bellissime figlie: lo Sdegno e il Coraggio di cambiare le cose così come sono» la cooperativa nata in uno dei quartieri di Napoli in cui è più evidente la convivenza tra grandi differenze socio-culturali ed enormi risorse. la Cooperativa ha iniziato un cammino di auto sviluppo, mettendo le singole esperienze al servizio del Rione Sanità, non per cambiare città, ma per cambiare la città.

La valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del quartiere è una delle principali attività della Paranza. La bellezza dei luoghi costituisce un’attrattiva per i flussi turistici prima italiani e poi internazionali, e contribuisce all’inserimento del Rione nel circuito di produttività cittadino. I visitatori delle catacombe dal 2006 a oggi quintuplicati, e si è sviluppata un’economia sociale che ha dato vita a una rete di piccole cooperative e artigiani. Tutti esempi positivi che dimostrano che esiste un futuro migliore. Molta strada c’è ancora da fare ma grazie all’impegno di questi ragazzi una speranza di riqualificazione esiste.

Se spesso si privilegia la visita alle Catacombe di San Gennaro, io consiglio vivamente di non perdersi quelle di San Gaudusio, un unicum al mondo. Difficile descrivere a parole l’atmosfera di queste catacombe dove si praticava la  scollatura. Le catacombe ebbero un nuovo periodo di utilizzo nel Seicento , ad opera soprattutto dei frati domenicani. In quest’epoca era ancora diffuso l’uso degli scolatoi, cioè cavità di pietra in cui si appoggiava il cadavere in posizione fetale per fargli perdere i liquidi. I frati domenicani pensavano che la testa fosse la parte più importante del corpo poiché sede dei pensieri; per cui, dopo l’essiccazione, le teste venivano conservate mentre il resto del corpo veniva ammassato negli ossari. Sempre in questo periodo si praticò la macabra moda di prendere le teste dei cadaveri ormai essiccati e di incastrarsi nei muri dipingendo al di sotto un corpo che desse qualche indicazione sul mestiere del defunto. Questo tipo di sepoltura era riservato ai ceti più abbienti e fu in seguito abbandonato per motivi igienici. Dei teschi incassati nei muri è rimasta solo la calotta cranica, in quanto la parte anteriore si è deteriorata per via dell’umidità. Il fatto che molte di queste calotte craniche siano palesemente più piccole di quelle di un uomo d’oggi viene attribuito alla migliore alimentazione e maggiore salute in generale degli individui.
L’attore napoletano Antonio De Curtis, in arte Totò, era originario del Rione Sanità e frequentatore delle sue catacombe, dove esiste un affresco della morte che vince su ogni cosa che probabilmente ha ispirato a Totò la sua poesia ‘A livella’.

Una menzione poi al meraviglioso presepe denominato il Presepe favoloso conservato all’interno della basilica. Il presepe napoletano è una delle più belle rappresentazioni dello stare insieme, vicini e diversi, nelle difficoltà della vita quotidiana avendo nel cuore la speranza della salvezza. Questo grande strumento comunicativo, accompagna da secoli la storia del mondo, raccontando il passato, il presente e, nei suoi aspetti scaramantici e superstiziosi, anche il futuro. Possiamo così individuare personaggi popolani cari alla tradizione napoletana come Maria la polpettara che appariva in sogno ai mariti fedifraghi spingendoli a mangiare le sue polpette che provocavano atroci dolori simili a quelli del parto, uno scugnizzo con le sembianze di Maradona, un diavolo chiuso in galera, un lupo mannaro che veniva utilizzato dalle mamme come spauracchio per tenere i figli in casa a Natale o infine un mostro marino che rappresenta Partenope la sirena simbolo di Napoli.

Il cimitero delle Fontanelle purtroppo è chiuso a tempo indeterminato. Il comune doveva fare dei lavori di ripristino per un’infiltrazione sempre rimandati e che ora sono diventati molto più gravosi. Peccato!

Un grande plauso ai ragazzi della Cooperativa La Paranza che vi conducono durante le visite guidate (obbligatorie) alle catacombe spiegando con competenza e sagacia, tutta napoletana, queste meraviglie di Napoli.

Gabriel Betti

 

30/novembre/2022: Rassegna i Borghi più belli d’Italia da visitare in treno: Bard il paese lillipuziano

bardLe festività natalizie sono il momento ideale per visitare Bard, un borgo lillipuziano incastonato tra i monti della Valle d’Aosta. Bard è magico in ogni stagione, ma  le luci del presepi artigianali che, durante le feste illuminano le vie del borgo, regalano al paesino un’atmosfera sognante e unica.
Dominato dall’omonima fortezza, il paese racchiude molte antiche botteghe inserite in un contesto medievale di palazzi sorti sulle antiche mura romane. Le sue architetture sembrano uscite da un libro di favole e si fondono alla perfezione con la natura circostante e gli speroni rocciosi degli alti rilievi che lo circondano. Il paese-museo, inscritto tra i Borghi Più belli d’Italia, emana uno charme assolutamente unico, nei suoi 3 chilometri quadrati di superficie Bard riesce a racchiudere tesori inestimabili e si presenta ancora oggi come un agglomerato medievale che sussurra storie lontane nel tempo.
Quest’area della Valle d’Aosta affonda le sue radici in tempi antichi ed è testimone di periodi storici avvincenti: la zona su cui oggi sorge Bard fu popolata fin dal Neolitico.  In epoca romana dal borgo transitava la via delle Gallie, ossia la strada romana consolare che collegava la Pianura Padana con la Gallia. Il borgo valdostano fu per lunghi anni dominio della famiglia dei Bard, signori della vicina valle di Champorcher, che sfruttarono la sua posizione decisamente strategica come baluardo contro le invasioni. Bard è infatti incastonato in una gola nell’area in cui la Dora Baltea raggiunge il suo punto più stretto. Dove il fiume compie una brusca svolta si innalza da un lato la roccia dalla quale il Forte di Bard domina la vallata e dall’altro si allunga il ponte che collega Bard al vicino paese di Hône.
Il forte è raggiungibile dal centro di Bard tramite ascensori oppure percorrendo uno splendido sentiero panoramico che conduce sino alla cima della rocca. Riaperto al pubblico dopo un periodo di abbandono, la fortezza di Bard è davvero imponente ed è oggi un centro di fermento culturale che ospita musei di rilievo come il Museo delle Alpi che, attraverso un’esposizione multimediale, permette di conoscere la cultura alpina sotto tutti i suoi aspetti, il Museo delle Frontiere, il Museo delle Fortificazioni, le Prigioni del Forte e Le Alpi dei Ragazzi, uno spazio didattico volto ad avvicinare i bambini alla montagna. Oltre ai percorsi permanenti, nel forte si avvicendano esposizioni di arte moderna e contemporanea, mostre di fotografia e rappresentazioni teatrali e musicali.
Da non perdere il meraviglioso panorama osservabile dal perimetro esterno del Forte che spazia sulle campagne circostanti ed osserva le vie del paesino dall’alto.
La Valle D’Aosta è nota per le sue prelibatezze enogastronomiche e Bard, pur essendo una piccola realtà, non è da meno, offrendo le sue tradizioni culinarie tipiche come le fiuor di cousse, ovvero fiori di zucca ripieni e cotti al forno e le paste ad melia, ossia le paste di meliga, biscottini fatti con farina di mais. Dopo la messa di mezzanotte di Natale tra le usanze locali c’è quella di rifocillarsi con una tazza bœuf de Noël, dell’ottimo brodo bollente. Ed a scaldare lo stomaco non c’è a Bard solo il brodo, ma anche del superbo vino rosso: il vino dei rocchi di Bard, ottenuto dalla tenace coltivazione di una lingua di terra pianeggiante lungo la Dora. Per non dimenticarsi di essere in Val D’Aosta, da assaggiare sono ovviamente anche le costolette alla valdostana, la fonduta valdostana, gli gnocchi alla bava, le tegole di Aosta o la trota alla valdostana. Un tripudio di sapori e di tipicità.
Per arrivare a Bard in treno si deve scendere alla stazione di Hone-Bard, raggiungibile da Aosta in soli 40 minuti.

Gabriel Betti

 

10/novembre/2022: Pompei e il Museo archeologico: una full immersion nell’antica Roma

Il tour a Napoli continua con la visita al Parco Archeologico di Pompei, la città romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ma mai cancellata dalla storia. “La più viva delle città morte” come la definì Alberto Angela nel suo eccezionale documentario “Stanotte a Pompei”. Nessuno sito al pari di Pompei permette al visitatore di immedesimarsi e di comprendere la vita quotidiana di una città dell’antica romana.

Con la Trans Vesuviana, un trenino di altri tempi con sedili in plastica e uno sferragliamento costante che neanche nel Far West, in un’oretta raggiungiamo l’ingresso al Parco. I nostri amici hanno prenotato una visita guidata per un tour classico. Io ho preferito scaricare un’app sul cellulare e perdermi per le viuzze per vedere ciò che le guide normalmente non mostrano, per ovvi motivi di tempo, data la vastità del sito.

Nonostante parecchie visite effettuate negli anni, Pompei mi emoziona sempre, grazie anche a nuovi costanti ritrovamenti. E anche quest’anno abbiamo avuto una splendida sorpresa, una mostra dedicata all’ultima scoperta: un raro carro cerimoniale, un pezzo unico in Italia, rinvenuto a Civita Giuliana, fuori dalle mura della città di Pompei. Il reperto, salvato dalle grinfie dei saccheggiatori, potrebbe essere un pilentum, un carro di lusso utilizzato in cerimonie religiose, di cui si sono conservati pochissimi esemplari in tutto il mondo e che si distingue per la sua decorazione e il suo buono stato di conservazione. I rilievi a tema erotico, le tracce dei cuscini, redini e spighe che si trovavano sul sedile sono indizi importanti per scoprire quale funzione avesse il pilentum. Si ipotizza che potesse essere utilizzato per una cerimonia religiosa, probabilmente dedicata al culto di Cerere – la dea della terra e dell’agricoltura, il che spiegherebbe le spighe di grano – o di Venere – divinità dell’amore che giustificherebbe la presenza delle scene erotiche. L’altra possibilità, considerata dagli esperti più probabile, è che il carro fosse stato preparato per una cerimonia di matrimonio che doveva svolgersi o che aveva appena avuto luogo al momento dell’eruzione, le spighe di grano sarebbero un augurio di fertilità. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che il ritrovamento è avvenuto nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato

Nel nostro girovagare, ci siamo spinti fino alla Villa dei Misteri che dista circa mezz’ora dall’area archeologica principale, ma che vale assolutamente la passeggiata. La villa prende il nome dalla sala dei misteri ubicata nella parte residenziale dell’edificio, che guarda il mare. Un grande affresco continuo che copre le tre pareti, una delle più conservate opere pittoriche dell’antichità, raffigura un rito misterico, cioè riservato ai devoti del culto. La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna. Sulle pareti laterali figure femminili nonché fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse attività rituali. Oltre la danza e il consumo del vino, espressioni dell’estasi dionisiaca, si vede la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta (nell’angolo in fondo a destra). Anche gli altri ambienti conservano splendidi esempi di decorazione parietale di secondo stile, cioè con raffigurazioni di architetture. Nel tablino sono invece visibili pitture miniaturistiche di ispirazione egiziana.

Per approfondire la conoscenza della vita di Pompei consigliamo di visitare il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, tra i più antichi e importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo.

La visita al Museo è da effettuare rigorosamente dopo la visita al sito, per poter contestualizzare al meglio i meravigliosi mosaici, affreschi e  manufatti conservati nel museo stesso. Nelle sale del primo piano, che ospitano il percorso espositivo sulla Magna Grecia, un’esperienza unica attende il visitatore, che potrà letteralmente ‘passeggiare nella storia’. Lo farà camminando, con le opportune precauzioni, sui magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Villa dei Papiri di Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri, finalmente recuperati. Pensate che questi magnifici mosaici sono conservati nel Museo sin dall’800, quando ancora era il Real Museo Borbonico, ma sono stati resi visibili al pubblico solo da pochi anni.

Interessante e intrigante la sala dedicata alla Casa del Fauno e il Gabinetto segreto,  nel quale si può approfondire il rapporto molto intenso che i pompeiani avevano con la sessualità. L’arte erotica era infatti di casa nell’antica Pompei, dalle terme alle osterie fino alle ville più sontuose. Gli archeologi se ne resero conto già dai primi scavi settecenteschi e in poco tempo un gran numero di reperti “proibiti” emerse dalle viscere della terra: affreschi, sculture, vasi dipinti, specchi, candelieri, campanelli raccontavano senza veli l’immaginario sensuale degli abitanti della colonia romana, suscitando stupore, curiosità e non pochi imbarazzi. Nel 1819, quando il re delle Due Sicilie Francesco I visitò la mostra dedicata a Pompei presso il Museo Archeologico di Napoli, ne rimase talmente turbato da far chiudere quegli oggetti in un gabinetto segreto accessibile solo a persone “di matura età e di conosciuta morale”, riaperto integralmente al pubblico solo nel 2000.

Nel frattempo nuovi reperti hanno riacceso l’interesse intorno al tema: è il caso dei recenti ritrovamenti nella Domus di Leda e il Cigno o del leda-e-il-cigno-pompei-600x463carro cerimoniale tornato alla luce a Civita Giuliana. Nasce così il progetto Arte e sensualità nelle case di Pompei, allestito nel Parco archeologico nella Palestra grande degli scavi e visitabile fino al 15 gennaio 2023. Sono 70 le opere in mostra – affreschi, sculture, oggetti di uso quotidiano – tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico, da scoprire in un itinerario che collega gli spazi espositivi agli edifici del sito con l’aiuto dell’app My Pompeii.

Gabriel Betti

 

31/ottobre/2022: Un tuffo nell’essenza di Napoli tra folklore e cultura

img-20221028-wa0025Adoro Napoli e mi ritrovo in pieno nella cosiddetta smania ‘e turnà (la smania di tornare), più volte raccontata da canzoni classiche napoletane e film. Una sensazione forte vissuta da molti illustri personaggi, uno tra tutti Goethe celebre scrittore e drammaturgo, che intraprese il suo primo viaggio in Italia, durato quasi due anni, visitando il Trentino, il Veneto, la Sicilia e Napoli. Fu proprio quest’ultima città che rimase nel suo cuore, per il calore del popolo partenopeo così avvolgente e  per la sua capacità di godere di tutte le piccole gioie della vita. Nella lettera del 2 marzo 1787 della sua opera Viaggio in Italia disse: « Della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. “Vedi Napoli e poi muori!” dicono qui». “Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso” e ancora: “Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!“

Eccomi, quindi, di nuovo in partenza per Napoli, con una coppia di amici neofiti della città, per un long week end di 4 giorni. Treno veloce da Bologna alle 7 del mattino e un B&B nei pressi della stazione ci permettono già nella tarda mattinata una full immersion in un mercato rionale per respirare l’atmosfera caotica e calorosa di questa meravigliosa città. Tra bancarelle di pesce fresco, coloratissime verdure e banchetti di vestiti, scarpe e borse più o meno originali, il tempo scorre veloce. Arriva l’ora di pranzo e la classica pizza è una scelta quasi obbligata.

Al pomeriggio decidiamo per una bella passeggiata, percorriamo Via Toledo, famosa per lo shopping, attraversiamo Piazza Plebiscito, uno dei luoghi simbolo di Napoli, situata nel cuore del centro storico, con la sua superficie di oltre 25mila metri quadrati, è la più grande della città e una delle maggiori in tutta Italia. Dalla Piazza, arriviamo sul lungomare e in una decina di minuti arriviamo a Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli che sorge sull’isolotto di Megaride dove, secondo la leggenda, vi approdò la sirena Partenope che diede il primo nome alla città antica. Castel dell’Ovo è noto, oltre che per la lunga storia che lo contraddistingue, anche per una leggenda che riguarda il poeta Virgilio, considerato durante il Medioevo un mago. Secondo la leggenda, il poeta-mago avrebbe nascosto un uovo magico in un contenitore di cristallo, a sua volta racchiuso in una gabbietta di ferro e appeso al soffitto delle stanze segrete nel sotterraneo del Castello. Questo uovo aveva il potere di mantenere in piedi il maniero, di garantire l’integrità dell’isolotto e quindi di proteggere tutta la città. Durante il regno di Giovanna I, il 26 luglio del 1370, il castello fu parzialmente abbattuto da una impressionante mareggiata all’altezza dei bastioni e un prigioniero, tal Ambrogio Visconti, scappando dalle prigioni urtò il contenitore e ruppe l’uovo. La fortezza iniziò a crollare insieme a una parte del Monte Echia e per evitare che il panico si diffondesse tra gli abitanti, la regina dovette confessare di aver sostituito l’uovo.
A questo punto decidiamo di andare a visitare la Certosa di San Martino raggiungibile con una funicolare o in taxi. Per velocizzare i tempi optiamo per il taxi che ci porta davanti all’ingresso della Certosa dalla quale si ammira uno straordinario panorama sul Golfo di Napoli. Edificata nel 1325 per volere di Carlo d’Angiò, duca di Calabria, subisce fin da subito profondi cambiamenti fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, la Certosa divenne Museo Nazionale Italiano. Il Museo, mantenendo intatta la corretta percezione del luogo religioso e dello spazio antico, alterna testimonianze della storia di Napoli e della chiesa a panorami mozzafiato percepibili da loggiati, belvederi e giardini. Da non perdere la Chiesa della Certosa, uno scrigno che racchiude gioielli della pittura e della scultura napoletana del Seicento e Settecento.

Poco distante dalla Certosa in posizione sopraelevata si trova Castel dell’Elmo, il più grande dei sette castelli di Napoli che domina la città. Dai suoi bastioni si ammira il panorama più bello di Napoli: a 360°.

Ormai al tramonto, rientriamo verso il centro percorrendo una lunga scalinata, non molto ben tenuta, ma dalla quale si può godere di scorci unici e suggestivi.
Alla sera, cena nei Quartieri Spagnoli per vivere appieno l’atmosfera di una delle zone più caratteristiche di Napoli, con le sue stradine strette e buie colorate dai panni stesi e dall’allegria dei tanti ristorantini tipici e delle botteghe artigiane che attirano migliaia di turisti. La nascita di questi quartieri è legata al periodo in cui a Napoli dominavano gli spagnoli, con l’intento di trovare una sistemazione ai tanti militari presenti all’epoca in città. Fin dal loro nascere i Quartieri Spagnoli furono un luogo malfamato e di perdizione, dove i soldati venivano a cercare i divertimenti e dove venivano compiuti molti delitti e soprusi.
Oggi i Quartieri Spagnoli, una volta poco accessibili ai turisti per l’alto tasso di criminalità, sono diventati il centro della vita serale e le scene che vi si possono ammirare sono incredibili.

In queste vie come, peraltro, nella Via dei Tribunali e in Via San Gregorio Armeno, famosa per i suoi negozietti di presepi, è possibile respirare l’essenza di Napoli e apprezzare la creatività e l’arguzia che ha permesso a questo popolo di sopravvivere e sbarcare il lunario come nessun altro. Ne sono esempio le originali statuine dei presepi che ogni anno vengono rinnovate con personaggi famosi, continuando la tradizione napoletana che vede nei presepi la compresenza del sacro e del profano, rappresentato da personaggi della vita quotidiana. E ancora gli oggetti dissacranti che spesso si trovano sulle bancarelle che lasciano sbigottiti, come la carta igienica con la stampa in ogni foglietto della faccia di leader politici italiani e stranieri al centro dell’attenzione mediatica oppure cappelli di lana con scritte sorprendenti, quest’anno mi ha colpito “Buongiorno un cazzo”.

Un esempio dell’arte dell’arrangiarsi, passeggiando per una delle tante viuzze, sentiamo una musica provenire dall’alto e vediamo alcune persone che ballano in strada. Confusi, cerchiamo di capire la provenienza della musica quando un cestino viene calato con una fune da un balcone al primo piano, alziamo gli occhi e capiamo che sul terrazzo è stato allestito un Karaoke per intrattenere i passanti che si fermano per cantare e ballare e poi lasciano nel cestino qualche soldo.

E questo è stato solo il primo intensissimo giorno a Napoli, a presto un secondo articolo dedicato a Pompei e ad alcune delle chicche culturali di questa splendida città. Vi aspetto.

Gabriel Betti

 

29/ottobre/2022: Foreste Casentinesi: un arcobaleno di colori infuocati

Per gli amanti del foliage, il cambio del colore delle foglie, l’autunno è la stagione perfetta per organizzare viaggi e gite fuori porta per godere dell’incredibile spettacolo offerto dalla natura. Se poi amate anche camminare, indubbiamente il modo migliore per ammirare il foliage e visitare un’area protetta osservando nel dettaglio gli ambienti, il paesaggio, le tracce degli animali, i segni della storia, non vi potete perdere un’escursione nel Parco delle Foreste Casentinesi.
Adagiate sulle pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo, le Foreste Casentinesi, considerate tra le foreste più colorate d’Italia, vantano oltre 40 specie di alberi che ogni anno in autunno iniziano a tingersi di colori accesi creando un caleidoscopio incredibile di colori fiammeggianti, un arcobaleno di colori infuocati che spazia tra le tonalità del giallo, dell’arancione e del rosso più intenso.
I periodi migliori per ammirare il foliage nel Casentino sono le ultime due settimane di ottobre e le prime due di novembre quando la stagione dei colori caldi è al massimo livello di intensità.
Dal 2007 le faggete del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono entrate a far parte della lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. I faggi presenti in questi boschi hanno oltre 500 anni di età e sono considerati tra i faggi più antichi d’Europa.
Il territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,  con la sua rete di oltre 600 km di sentieri, offre infinite possibilità escursionistiche per tutti e in tutte le stagioni, un’ampia scelta di percorsi, diversi per lunghezza, grado di difficoltà e ambienti naturali attraversati.
Indispensabile strumento per ogni escursionista è la Carta dei Sentieri del Parco. Per i più tecnologici è possibile scoprire le numerose proposte di escursioni all’indirizzo trekking.parcoforestecasentinesi.it, consultare una mappa web, all’indirizzo maps.parcoforestecasentinesi.it, oppure collegarsi alla PNFC trekking mapp, una App dedicata agli appassionati di escursionismo per “navigare” sui sentieri del Parco anche in modalità offline.
E’ proprio per valorizzare la bellezza delle trasformazioni autunnali che anche quest’anno, per la sesta volta, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi propone un ricco calendario di iniziative nell’ambito della rassegna Autunno Slow, che accompagna i visitatori alla scoperta del territorio, fra le quali cinque escursioni.

ESCURSIONE “I GIGANTI DEL TRAMAZZO”
Sebbene lontana dalle foreste storiche di Campigna e Camaldoli, la zona settentrionale del Parco sfoggia un elevato numero di magnifici alberi monumentali tra cui il Gigante del Tramazzo, i faggi della Fonte del Bepi e la Roverella del Bagno, tutti da ammirare percorrendo un anello tra il Lago di Ponte e la Fonte del Bepi con una piacevole escursione in programma per giovedì 1 novembre a partire dalle 9.00 del mattino dalla piazza di Tredozio. La passeggiata durerà circa sei ore più una breve pausa pranzo.
DOPPIO TREKKING INTORNO ALLE SCOGLIERE DEL VERNA
Immerso nelle faggete millenarie, il Sacro Monte della Verna offre una splendida cornice per una escursione di circa cinque ore a tu per tu con le bellezze del Parco. Attraverso boschi di faggio e abete bianco, si ammireranno le magnifiche scogliere per poi raggiungere la cima del monte dalla quale godere di una vista magnifica sulla Valle del Casentino. L’appuntamento è per sabato 3 novembre alle 10.00 presso il parcheggio de La Beccia.
SINFONIA DI COLORI NELLA FORESTA DELLA LAMA
Atmosfere incantate e colori da sogno nella magnifica foresta della Lama, nel cuore del Parco. Qui, tra chiome variopinte che si spogliano per prepararsi all’inverno, si passeggerà lungo un sentiero di crinale poco battuto ma estremamente panoramico che offrirà una moltitudine di spunti per immortalare scenari meravigliosi. L’appuntamente con questa escursione tra i colori sorprendenti dell’autunno è per domenica 4 novembre.
L’AUTUNNO AI CONFINI DELLA RISERVA INTEGRALE DI SASSO FRATINO
La Riserva Integrale di Sasso Fratino è un vero e proprio patrimonio di biodiversità che custodisce una delle faggete più antiche di tutto l’emisfero nord, non a caso dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Tra le bellezze mozzafiato della faggeta, nella zona di confine meno esplorata generalmente interdetta agli escursionisti, domenica 11 novembre si svolgerà una interessante escursione attraverso sentieri non segnalati sulle carte, tanto difficili quanto incantevoli, lungo i quali si incontreranno ruderi di abitazioni, un bellissimo crinale dai Poggi panoramici e soprattutto fresche pozze d’acqua cristallina.
ALLA CONQUISTA DEL MONTE CARPANO
Arrampicandosi sulla mulattiera di Pietrapazza, costeggiando le strette gole fantasma del Volanello e di Becca, oltrepassando antichi ruderi immersi tra gli alberi, sabato 17 novembre ci si arrampica fino alla cima del Monte Carpano dalla quale si potranno ammirare le vallate del Savio da una parte e del Bidente dall’ altra. Si parte dall’abitato di Bagno di Romagna per poi perdersi tra le bellezze di questa splendida zona di confine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Gabriel Bettifall-foliage

21/ottobre/2022: Sardegna in ottobre una scoperta continua

La Sardegna stupisce sempre per la sua bellezza e per le sue mille sfaccettature, e lo fa anche in autunno. Siamo partiti a inizio ottobre pensando di dedicarci soprattutto a escursioni e trekking, non pensavamo certamente al mare, tutta al più la speranza di prendere un po’ di sole nelle ore più calde. Invece abbiamo trovato un clima mite che ci ha permesso non solo di goderci spiagge meravigliose e poco affollate, ma di fare anche diversi bagni in un mare strepitoso, calmo e tiepido.

Abbiamo fatto base a Castelsardo, nel nord della Sardegna , un antico borgo medioevale che ha la peculiarità di essere aperto tutto l’anno, ideale anche nelle basse stagioni. Inserito tra I Borghi più belli d’Italia si affaccia sul Golfo dell’Asinara e annovera splendide spiagge, alcune premiate con la Bandiera Blu come la spiaggia di Ampuras. E’ inoltre punto di partenza perfetto data la su posizione baricentrica per visitare in giornate molti posti stupendi, come Stintino, Santa Teresa di Gallura, Porto Torres, ….
Prima tappa la spiaggia Li Junchi di Badesi un bellissimo arenile dorato, lungo e profondo affacciato su un mare limpido e trasparente. Comodissimo se si arriva con lettini e ombrelloni, gli stabilimenti balneari aperti in questa stagione sono pochini, in quanto la spiaggia è attaccata alla strada. L’arenile si prolunga a sud nella cosiddetta Baia delle Mimose, fino alla foce del Coghinas, i cui detriti hanno creato in questa zona la più lunga spiaggia della costa nord. Di grande impatto visivo,il vasto sistema di dune che delimita la spiaggia verso l’interno e dove crescono numerosi, magnifici esemplari di ginepro dal tipico sviluppo basso e contorto.

Si procede poi per “Isola Rossa” il cui nome proviene da un isolotto vicino di colore rossiccio e con un paesaggio caratteristico e indimenticabile. Isola Rossa si staglia sulle suggestive rocce di porfido color amaranto. L’isoletta omonima, composta della stessa pietra rosseggiante, ne delimita a ovest il porticciolo. Il borgo invece nacque solo gli inizi del Novecento per iniziativa di un piccolo gruppo di pescatori e contadini napoletani e galluresi che sfruttarono il mare antistante soprattutto per la pesca dei mitili e dei crostacei. Vicino all’abitato, scura sulla roccia, si erge una cinquecentesca torre spagnola di difesa. Isola Rossa ha due spiagge particolarmente belle: Spiaggia Longa, la più estesa, e Li femini, più piccola e urbana. Quando il sole tramonta e si ha voglia di una bella passeggiata, il lungomare è dotato di un fascino speciale.

Da Isola Rossa parte un bellissimo e semplice trekking che arriva fino a Costa Paradiso.
Una giornata alla portata di tutti lungo un tratto di costa ancora incontaminato. Attraverso un evidente sentiero si cammina tra alberi di ginepro e rocce rosse modellate dal maestrale nelle forme più insolite e bizzarre; inebriati dai profumi del elicriso, del mirto e del rosmarino, si visitano le stupende cale di Tinnari e di Li Cossi, considerate tra le più belle di tutta la costa nord occidentale. Lungo il percorso si potrà godere di panorami e di scorci di paesaggio di una bellezza impagabile che spaziano su tutta la costa fino alle Bocche di Bonifacio in Corsica, immersi in un bosco costituito prevalentemente da macchia mediterranea, in un ambiente ricco di piante autoctone e con un po’ di fortuna si può venire a contatto con la fauna selvatica, volpi, lepri, pernici presenti in tutta zona.

La partenza è dalla torre spagnola di Isola rossa, il percorso è facile e adatto anche ai bambini. Tempo medio di percorrenza, inclusa la pausa pranzo, circa 8 ore per una decina di chilometri. Ovviamente si può interrompere il percorso e tornare indietro in qualsiasi momento.

Dirigendosi invece verso ovest direzione Porto Torres a circa mezz’ora da Castelsardo, si incontra Platamona una lunghissima spiaggia di sabbia bianca e conchiglie con fondali prevalentemente sabbiosi, che si estende per circa quindici chilometri. A Platamona si accede attraversando un ponte di legno dal parcheggio gratuito oppure si può raggiungere a piedi dal centro abitato di Porto Torres. Vicino alla spiaggia è presente una grande pineta.

Tra le tante spiagge che abbiamo visitato, tra le quali l’intramontabile Pelosa a Stintino raggiungibile in un’oretta circa da Castelsardo, una menzione speciale merita la Spiaggia di Rena Majori nel territorio dell’Aglientu parte integrante del sito naturalistico di Monti Russu, nella Gallura. castelsardoL’abbiamo visitata sulla strada del ritorno ma ci siamo ripromessi di dedicarle una giornata una prossima volta. Oltre un’ombrosa pineta camminando fra i ginepri si schiude il variopinto paesaggio di Rena Majiori, una striscia di sabbia bianca e impalpabile che si immerge in una mare dai colori incantevoli con un bordo di scogli scuri e rocce granitiche chiare. Il mare ricco di celesti e blu crea, tra gli scogli, piccole piscine e grazie a un fondale dolcemente degradante è ideale per i bambini. La ricchezza di pesci lo ha reso meta di diving e snorkeling. In una parola un Paradiso.

Grazie Sardegna alla prossima vacanza.

Gabriel Betti