Matera da “Vergogna d’Italia” a “Orgoglio Nazionale”

Matera oggi è considerata una delle città più belle d’Italia ed è talmente suggestivo il panorama della parte antica della città che appare agli occhi del visitatore come un presepe, da averle conferito l’appellativo di Seconda Betlemme.

Carlo Levi nel suo celebre romanzo autobiografico Cristo si è fermato a Eboli, scriveva “Avevo letto nella guida che Matera è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche.” E proprio quelle curiose abitazioni trogloditiche sono da sempre il biglietto da visita della città lucana. I famosi Sassi, ovvero le grotte scavate nel tufo con i tetti che diventano pavimenti per le abitazioni dei livelli superiori e il fitto reticolo di vicoli sono, insieme alle Chiese rupestri, Patrimonio Unesco dal 1993.

Eppure Matera ha vissuto anni molto bui fino a venire bollata come Vergogna d’Italia, per capire come si arrivò a questa situazione di degrado bisogna ripercorrere la sua lunga storia.

Matera è una delle città più antiche d’Italia, forse del mondo. La particolare conformazione rocciosa su cui sorge ricca di anfratti e grotte ha costituito un prezioso rifugio sin dal Paleolitico. Nei secoli, la particolare urbanistica dei Sassi, ovvero l’’utilizzo delle pareti della gravina su cui sorge la città per scavare abitazioni, stalle, chiese rupestri, orti pensili, resse fino circa al 1700, grazie a soluzioni di ‘bioedilizia’ che per l’epoca erano efficienti, e anche alla sicurezza che forniva una posizione tanto particolare.

Tuttavia l’espansione incontrollata dell’agglomerato, l’aumento della popolazione, e contemporaneamente il declino della pastorizia portarono ad un drastico peggioramento delle condizioni di vita. Si ampliarono le grotte, si trasformarono in abitazioni chiese, stalle, cisterne, interventi che non solo portavano le famiglie a vivere in condizioni sempre più malsane, ma riducevano anche i pochi ‘servizi’. Lo stoccaggio delle acque era un problema sempre più grande, così come quello degli scoli fognari. Non vi era un sistema di raccolta dei rifiuti e le famiglie aumentavano di numero fino a vivere in dieci o dodici persone dentro umidissimi, bui e stretti anfratti scavati nel tufo, condivisi con asini, maiali e pecore. Il pane veniva impastato di fianco a mucchi di letame che sprigionando calore ne favorivano la lievitazione!

Nei primi anni del Novecento le condizioni erano gravi, ma con la guerra non fecero che peggiorare. Il tasso di mortalità infantile era oltre il 44%, l’analfabetismo onnipresente e malattie come la malaria e la tubercolosi si diffondevano rapidamente.

Carlo Levi, che in Lucania era stato mandato in esilio dal regime fascista, fece luce con le sue opere sulla condizione di degrado della società materana, portando la questione all’attenzione dell’allora capo del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, che la bollò come ‘Vergogna nazionale’, dopo averla visitata nel ’48. Quelli che erano gli antichissimi rioni vennero sgomberati grazie ad una legge ad hoc nel 1952, e i loro abitanti trasferiti in strutture che andarono a comporre la ‘città nuova’.

Case popolari e infrastrutture erette a spese dello Stato accolsero circa diciassettemila sfollati, mentre il Sasso Barisano e Caveoso finirono per giacere nell’abbandono per molti anni, fino a che un processo di riqualificazione portò a Matera il prestigioso titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Il quartiere Civita, una fortezza naturale nel cuore cittadino che costituisce con i due avvallamenti del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso la parte più affascinante di  Matera. Il Sasso Caveoso conserva quasi del tutto intatte le abitazioni scavate nella roccia mentre nel Sasso Barisano si trova una ricostruzione dei Sassi in miniatura e il Museo della Civiltà contadina dove il visitatore può rendersi conto della vita che svolgevano una volta gli abitanti.

Ma non solo i Sassi sono parte integrante della visita a Matera. Numerose sono anche le Chiese rupestri che uniscono il fascino brullo della roccia alla raffinatezza e all’eleganza delle decorazioni interne. La Chiesa di San Pietro Barisano si caratterizza per la sua imponenza ed è infatti la più grande chiesa rupestre della città.

Gabriel Betti