21/giugno/2022: Grecia settentrionale il sito archeologico di Filippi e la città di Kavala

Oltre alle mete più gettonate, la Grecia riserva molte meraviglie sconosciute ai più. Ne è un esempio Filippi che si trova nella provincia della Macedonia orientale nel nord della Grecia che è considerato uno dei siti archeologici più importanti, più completi e più suggestivi ed è stato inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Appena si arriva a Filippi (in greco Φίλιπποι) lo sguardo è catturato dalla suggestione del luogo, una vasta area archeologica che si sviluppa a ridosso di una montagna

Filippi

Filippi

L’origine di Filippi si data Intorno alla metà del IV secolo a.C., quando Filippo II di Macedonia (nel 356 a.C.), conquistò l’antico insediamento di Crenides (Κρηνίδες) e la rinominò con il proprio nome. Il famoso re macedone, padre di Alessandro il Grande, la fece ingrandire e fortificare allo scopo di farne un centro minerario.

Conquistata dai Romani nel 168 a.C., la città divenne celebre soprattutto per essere stata il teatro della storica omonima battaglia, combattuta nel 42 a.C. La battaglia di Filippi oppose le forze cesariane del secondo triumvirato, composto da Marco Antonio, Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido, alle forze (cosiddette repubblicane) di Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, i due principali cospiratori ed assassini di Gaio Giulio Cesare.

Secondo quanto narra lo storico Plutarco, Marco Giunio Bruto alla vigilia dello scontro decisivo tra il suo esercito e quello di Marco Antonio, ebbe una  visione, un gigante gli apparve e gli disse: “Io sono, o Bruto, il tuo genio malvagio, e mi vedrai di nuovo vicino a Filippi”.  Bruto rispose audacemente: “Ebbene, ti rivedrò”. In un primo momento le forze di Bruto e Cassio sembravano prevalere, ma una notte il gigante apparve di nuovo a Bruto, senza dire una parola.  Quando la battaglia si riaccese, Bruto fu messo in fuga e per non essere fatto prigioniero si diede alla morte facendosi trafiggere con la spada dal retore Stratone e Ottaviano, divenuto successivamente “Augusto”, eresse la città al rango di colonia: la Colonia Augusta Julia Philippensis.

Filippi fu altresì la prima città d’Europa ad essere evangelizzata da San Paolo . Sede della prima comunità cristiana nel continente europeo, alla quale Paolo indirizzò una delle sue famose epistole, la città svolse un notevole ruolo nei primi secoli del Cristianesimo. Fu inoltre un importante centro fiorente anche in epoca bizantina. Tuttavia, la città venne occupata dai Latini durante la Quarta crociata e, in seguito, fu abbandonata.

Gli scavi condotti nell’area hanno portato alla luce numerosi monumenti, mettendo in evidenza la lunga storia e l’evoluzione della città dall’epoca ellenistica al periodo tardo bizantino. Dell’epoca antica e medievale si conservano importanti resti che offrono un panorama di arte e architettura sia antica che paleocristiana; tra di loro, l’acropoli e tratti delle mura di Filippo II, un teatro di notevoli dimensioni, un tempio e alcune basiliche. La Via Egnazia – la via che collegava l’Europa con l’Asia – costituiva il decumano massimo della colonia romana.

Altra chicca la città di  Kavala, splendidamente sospesa tra le montagne a nord e il Mar Egeo a sud, è caratterizzata da una lunga e ricca storia. Distrutta al termine del dominio bizantino, Kavala fu ricostruita dagli ottomani nel XVI secolo e più recentemente, la città ha conosciuto un importante sviluppo come centro della coltivazione del tabacco tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Le influenze di questa lunga storia si possono osservare nelle architetture, sentirle nel carattere accogliente di una città multiculturale e gustarle in una cucina ricca di piatti tipici, caratterizzata dagli aromi dolci e piccanti portati dai mercanti di tabacco di ritorno dai loro viaggi o dai coloni provenienti dall’Asia Minore. Assolutamente da provare, il riso pilaf speziato e, naturalmente, il pesce fresco che si trova ovunque in città o nel porticciolo di Sfageia, a soli 10 minuti dal centro.

Una passeggiata nel centro storico, in particolare nel quartiere di Panagia, permette di osservare senza fatica i segni di 2500 anni di storia di Kavala. Silenziosi vicoli pavimentati di ciottoli, case variopinte con balconi di legno e cortili pieni di fiori compongono gradevoli contrasti sullo sfondo dei meravigliosi panorami sul mare

Gli archi dell’acquedotto lungo 270 metri e alto 25, che un tempo costituivano la linfa vitale della città, oggi ne costituiscono il suo monumento principale. Si tratta di una delle maggiori infrastrutture civili realizzate dall’Impero ottomano e si ritiene che sia stato edificato sopra le fondamenta di un precedente acquedotto romano con lo stesso tracciato. Fino ai primi decenni del XX secolo forniva l’acqua alla città.

Il picco della penisola su cui è edificato il quartiere del centro storico di Panagia è dominato dall’acropoli di Kavala, costruita nel XV secolo su un’analoga struttura di epoca bizantina, aveva il ruolo di una fortezza destinata a controllare l’importante via di comunicazione commerciale e venne usata durante la Seconda guerra mondiale dalle forze di occupazione. Il panorama sull’Egeo che si gode da qui è semplicemente indescrivibile.

Una passeggiata nel centro storico di Kavala non può dirsi completa senza una visita al vecchio faro sul lungomare, ancora meglio se salendo le scale che risalgono lungo gli scogli di Panagia e dove si possono sentire da vicino gli odori e i rumori del mare. Nelle giornate limpide, è possibile vedere all’orizzonte l’isola di Thassos, l’isola più settentrionale della Grecia.

Nelle zone centrali ci sono numerosi antichi magazzini del tabacco vuoti e restaurati, perfetti per fare da cornice a foto suggestive. Alcuni si possono visitare assieme al Museo dove sono esposti manufatti e materiali di archivio sulla coltivazione e la produzione del tabacco e sui loro effetti sociali ed economici sullo sviluppo di Kavala.

Uno dei piaceri più semplici di una visita a Kavala è passeggiare sul mare. Dal centro storico, si segue il lungomare fino al parco Faliro, vicino al Museo archeologico. Un piccolo consiglio extra: acquistate una scatola di tipici biscotti di mandorle kourabiedes a forma di mezzaluna, ricoperti di zucchero al velo, e trovate una panchina libera sul mare dove gustarli.

Gabriel Betti

 

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