31/ottobre/2022: Un tuffo nell’essenza di Napoli tra folklore e cultura

img-20221028-wa0025Adoro Napoli e mi ritrovo in pieno nella cosiddetta smania ‘e turnà (la smania di tornare), più volte raccontata da canzoni classiche napoletane e film. Una sensazione forte vissuta da molti illustri personaggi, uno tra tutti Goethe celebre scrittore e drammaturgo, che intraprese il suo primo viaggio in Italia, durato quasi due anni, visitando il Trentino, il Veneto, la Sicilia e Napoli. Fu proprio quest’ultima città che rimase nel suo cuore, per il calore del popolo partenopeo così avvolgente e  per la sua capacità di godere di tutte le piccole gioie della vita. Nella lettera del 2 marzo 1787 della sua opera Viaggio in Italia disse: « Della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. “Vedi Napoli e poi muori!” dicono qui». “Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso” e ancora: “Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!“

Eccomi, quindi, di nuovo in partenza per Napoli, con una coppia di amici neofiti della città, per un long week end di 4 giorni. Treno veloce da Bologna alle 7 del mattino e un B&B nei pressi della stazione ci permettono già nella tarda mattinata una full immersion in un mercato rionale per respirare l’atmosfera caotica e calorosa di questa meravigliosa città. Tra bancarelle di pesce fresco, coloratissime verdure e banchetti di vestiti, scarpe e borse più o meno originali, il tempo scorre veloce. Arriva l’ora di pranzo e la classica pizza è una scelta quasi obbligata.

Al pomeriggio decidiamo per una bella passeggiata, percorriamo Via Toledo, famosa per lo shopping, attraversiamo Piazza Plebiscito, uno dei luoghi simbolo di Napoli, situata nel cuore del centro storico, con la sua superficie di oltre 25mila metri quadrati, è la più grande della città e una delle maggiori in tutta Italia. Dalla Piazza, arriviamo sul lungomare e in una decina di minuti arriviamo a Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli che sorge sull’isolotto di Megaride dove, secondo la leggenda, vi approdò la sirena Partenope che diede il primo nome alla città antica. Castel dell’Ovo è noto, oltre che per la lunga storia che lo contraddistingue, anche per una leggenda che riguarda il poeta Virgilio, considerato durante il Medioevo un mago. Secondo la leggenda, il poeta-mago avrebbe nascosto un uovo magico in un contenitore di cristallo, a sua volta racchiuso in una gabbietta di ferro e appeso al soffitto delle stanze segrete nel sotterraneo del Castello. Questo uovo aveva il potere di mantenere in piedi il maniero, di garantire l’integrità dell’isolotto e quindi di proteggere tutta la città. Durante il regno di Giovanna I, il 26 luglio del 1370, il castello fu parzialmente abbattuto da una impressionante mareggiata all’altezza dei bastioni e un prigioniero, tal Ambrogio Visconti, scappando dalle prigioni urtò il contenitore e ruppe l’uovo. La fortezza iniziò a crollare insieme a una parte del Monte Echia e per evitare che il panico si diffondesse tra gli abitanti, la regina dovette confessare di aver sostituito l’uovo.
A questo punto decidiamo di andare a visitare la Certosa di San Martino raggiungibile con una funicolare o in taxi. Per velocizzare i tempi optiamo per il taxi che ci porta davanti all’ingresso della Certosa dalla quale si ammira uno straordinario panorama sul Golfo di Napoli. Edificata nel 1325 per volere di Carlo d’Angiò, duca di Calabria, subisce fin da subito profondi cambiamenti fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, la Certosa divenne Museo Nazionale Italiano. Il Museo, mantenendo intatta la corretta percezione del luogo religioso e dello spazio antico, alterna testimonianze della storia di Napoli e della chiesa a panorami mozzafiato percepibili da loggiati, belvederi e giardini. Da non perdere la Chiesa della Certosa, uno scrigno che racchiude gioielli della pittura e della scultura napoletana del Seicento e Settecento.

Poco distante dalla Certosa in posizione sopraelevata si trova Castel dell’Elmo, il più grande dei sette castelli di Napoli che domina la città. Dai suoi bastioni si ammira il panorama più bello di Napoli: a 360°.

Ormai al tramonto, rientriamo verso il centro percorrendo una lunga scalinata, non molto ben tenuta, ma dalla quale si può godere di scorci unici e suggestivi.
Alla sera, cena nei Quartieri Spagnoli per vivere appieno l’atmosfera di una delle zone più caratteristiche di Napoli, con le sue stradine strette e buie colorate dai panni stesi e dall’allegria dei tanti ristorantini tipici e delle botteghe artigiane che attirano migliaia di turisti. La nascita di questi quartieri è legata al periodo in cui a Napoli dominavano gli spagnoli, con l’intento di trovare una sistemazione ai tanti militari presenti all’epoca in città. Fin dal loro nascere i Quartieri Spagnoli furono un luogo malfamato e di perdizione, dove i soldati venivano a cercare i divertimenti e dove venivano compiuti molti delitti e soprusi.
Oggi i Quartieri Spagnoli, una volta poco accessibili ai turisti per l’alto tasso di criminalità, sono diventati il centro della vita serale e le scene che vi si possono ammirare sono incredibili.

In queste vie come, peraltro, nella Via dei Tribunali e in Via San Gregorio Armeno, famosa per i suoi negozietti di presepi, è possibile respirare l’essenza di Napoli e apprezzare la creatività e l’arguzia che ha permesso a questo popolo di sopravvivere e sbarcare il lunario come nessun altro. Ne sono esempio le originali statuine dei presepi che ogni anno vengono rinnovate con personaggi famosi, continuando la tradizione napoletana che vede nei presepi la compresenza del sacro e del profano, rappresentato da personaggi della vita quotidiana. E ancora gli oggetti dissacranti che spesso si trovano sulle bancarelle che lasciano sbigottiti, come la carta igienica con la stampa in ogni foglietto della faccia di leader politici italiani e stranieri al centro dell’attenzione mediatica oppure cappelli di lana con scritte sorprendenti, quest’anno mi ha colpito “Buongiorno un cazzo”.

Un esempio dell’arte dell’arrangiarsi, passeggiando per una delle tante viuzze, sentiamo una musica provenire dall’alto e vediamo alcune persone che ballano in strada. Confusi, cerchiamo di capire la provenienza della musica quando un cestino viene calato con una fune da un balcone al primo piano, alziamo gli occhi e capiamo che sul terrazzo è stato allestito un Karaoke per intrattenere i passanti che si fermano per cantare e ballare e poi lasciano nel cestino qualche soldo.

E questo è stato solo il primo intensissimo giorno a Napoli, a presto un secondo articolo dedicato a Pompei e ad alcune delle chicche culturali di questa splendida città. Vi aspetto.

Gabriel Betti

 

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