10/novembre/2022: Pompei e il Museo archeologico: una full immersion nell’antica Roma

Il tour a Napoli continua con la visita al Parco Archeologico di Pompei, la città romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ma mai cancellata dalla storia. “La più viva delle città morte” come la definì Alberto Angela nel suo eccezionale documentario “Stanotte a Pompei”. Nessuno sito al pari di Pompei permette al visitatore di immedesimarsi e di comprendere la vita quotidiana di una città dell’antica romana.

Con la Trans Vesuviana, un trenino di altri tempi con sedili in plastica e uno sferragliamento costante che neanche nel Far West, in un’oretta raggiungiamo l’ingresso al Parco. I nostri amici hanno prenotato una visita guidata per un tour classico. Io ho preferito scaricare un’app sul cellulare e perdermi per le viuzze per vedere ciò che le guide normalmente non mostrano, per ovvi motivi di tempo, data la vastità del sito.

Nonostante parecchie visite effettuate negli anni, Pompei mi emoziona sempre, grazie anche a nuovi costanti ritrovamenti. E anche quest’anno abbiamo avuto una splendida sorpresa, una mostra dedicata all’ultima scoperta: un raro carro cerimoniale, un pezzo unico in Italia, rinvenuto a Civita Giuliana, fuori dalle mura della città di Pompei. Il reperto, salvato dalle grinfie dei saccheggiatori, potrebbe essere un pilentum, un carro di lusso utilizzato in cerimonie religiose, di cui si sono conservati pochissimi esemplari in tutto il mondo e che si distingue per la sua decorazione e il suo buono stato di conservazione. I rilievi a tema erotico, le tracce dei cuscini, redini e spighe che si trovavano sul sedile sono indizi importanti per scoprire quale funzione avesse il pilentum. Si ipotizza che potesse essere utilizzato per una cerimonia religiosa, probabilmente dedicata al culto di Cerere – la dea della terra e dell’agricoltura, il che spiegherebbe le spighe di grano – o di Venere – divinità dell’amore che giustificherebbe la presenza delle scene erotiche. L’altra possibilità, considerata dagli esperti più probabile, è che il carro fosse stato preparato per una cerimonia di matrimonio che doveva svolgersi o che aveva appena avuto luogo al momento dell’eruzione, le spighe di grano sarebbero un augurio di fertilità. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che il ritrovamento è avvenuto nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato

Nel nostro girovagare, ci siamo spinti fino alla Villa dei Misteri che dista circa mezz’ora dall’area archeologica principale, ma che vale assolutamente la passeggiata. La villa prende il nome dalla sala dei misteri ubicata nella parte residenziale dell’edificio, che guarda il mare. Un grande affresco continuo che copre le tre pareti, una delle più conservate opere pittoriche dell’antichità, raffigura un rito misterico, cioè riservato ai devoti del culto. La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna. Sulle pareti laterali figure femminili nonché fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse attività rituali. Oltre la danza e il consumo del vino, espressioni dell’estasi dionisiaca, si vede la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta (nell’angolo in fondo a destra). Anche gli altri ambienti conservano splendidi esempi di decorazione parietale di secondo stile, cioè con raffigurazioni di architetture. Nel tablino sono invece visibili pitture miniaturistiche di ispirazione egiziana.

Per approfondire la conoscenza della vita di Pompei consigliamo di visitare il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, tra i più antichi e importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo.

La visita al Museo è da effettuare rigorosamente dopo la visita al sito, per poter contestualizzare al meglio i meravigliosi mosaici, affreschi e  manufatti conservati nel museo stesso. Nelle sale del primo piano, che ospitano il percorso espositivo sulla Magna Grecia, un’esperienza unica attende il visitatore, che potrà letteralmente ‘passeggiare nella storia’. Lo farà camminando, con le opportune precauzioni, sui magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Villa dei Papiri di Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri, finalmente recuperati. Pensate che questi magnifici mosaici sono conservati nel Museo sin dall’800, quando ancora era il Real Museo Borbonico, ma sono stati resi visibili al pubblico solo da pochi anni.

Interessante e intrigante la sala dedicata alla Casa del Fauno e il Gabinetto segreto,  nel quale si può approfondire il rapporto molto intenso che i pompeiani avevano con la sessualità. L’arte erotica era infatti di casa nell’antica Pompei, dalle terme alle osterie fino alle ville più sontuose. Gli archeologi se ne resero conto già dai primi scavi settecenteschi e in poco tempo un gran numero di reperti “proibiti” emerse dalle viscere della terra: affreschi, sculture, vasi dipinti, specchi, candelieri, campanelli raccontavano senza veli l’immaginario sensuale degli abitanti della colonia romana, suscitando stupore, curiosità e non pochi imbarazzi. Nel 1819, quando il re delle Due Sicilie Francesco I visitò la mostra dedicata a Pompei presso il Museo Archeologico di Napoli, ne rimase talmente turbato da far chiudere quegli oggetti in un gabinetto segreto accessibile solo a persone “di matura età e di conosciuta morale”, riaperto integralmente al pubblico solo nel 2000.

Nel frattempo nuovi reperti hanno riacceso l’interesse intorno al tema: è il caso dei recenti ritrovamenti nella Domus di Leda e il Cigno o del leda-e-il-cigno-pompei-600x463carro cerimoniale tornato alla luce a Civita Giuliana. Nasce così il progetto Arte e sensualità nelle case di Pompei, allestito nel Parco archeologico nella Palestra grande degli scavi e visitabile fino al 15 gennaio 2023. Sono 70 le opere in mostra – affreschi, sculture, oggetti di uso quotidiano – tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico, da scoprire in un itinerario che collega gli spazi espositivi agli edifici del sito con l’aiuto dell’app My Pompeii.

Gabriel Betti

 

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