La mattina del secondo giorno l’abbiamo dedicata alla visita del Parco Archeologico di Segesta e del suo meraviglioso tempio dorico dedicato ad Afrodite, dea dell’amore. Uno dei templi greci da me amati follemente per la location strepitosa ma anche per il suo livello di conservazione.
Se amate l’archeologia, ma soprattutto se volete provare l’emozione di un salto indietro nel tempo, non perdetevi la visita di questo sito, luogo magico e ancora vivo, dove la storia si unisce al mito e regala profonde emozioni.
Vale veramente la pena per ammirare quello che è considerato uno dei Templi più affascinanti e misteriosi della Magna Grecia e per godersi uno spettacolo nell’antico teatro con vista sul golfo di Castellammare.
Secondo l’antica tradizione, Segesta fu fondata dalle popolazioni fuggite da Troia, gli Elimi.La città, fortemente legata alla cultura greca, divenne uno dei centri più importanti del Mediterraneo riuscendo a coinvolgere nella sua secolare ostilità verso Selinunte anche Atene e Cartagine. La fama di questo sito archeologico che comprende ben 12 siti da visitare, è legata ai suoi due monumenti principali, il tempio dorico e il teatro.
Il maestoso Tempio dorico, formato da 36 colonne, 6 sul lato minore e 14 sul lato maggiore, risale al V secolo a.C.. Il Tempio, si trovava fuori dalla cinta muraria della città elima e ancora oggi affascina con la sua straordinaria bellezza. Il tempio non è mai stato completato e il mistero che lo circonda riguarda sia la posizione, a strapiombo su un dirupo, sia sulle motivazioni che spinsero gli elimi a costruirlo.
Risolto invece il mistero della sua dedica. Il tempio di Segesta è dedicato ad Afrodite Urania. Lo ha rivelato con l’entusiasmo documentato e scrupoloso, l’archeologa Rossella Giglio, direttrice del parco archeologico di Segesta: “L’epigrafe che ne parla sta al primo posto nell’opera ‘Iscriptiones Segestanae’. L’epigrafe, che proviene dalle vicinanze del tempio di Segesta e ne indica la divinità venerata, era già conosciuta nel ‘600, subì vari spostamenti, fino a essere murata nella casa del canonico Francesco Avila. Da qui venne poi portata nei locali della Biblioteca Comunale.
Dal tempio si può salire a piedi o con una navette in cima a Monte Barbaro dove si trova il Teatro ellenistico, costruito nel II sec. a.C, quando Segesta era già città libera sotto i Romani. È considerato uno dei teatri più belli del periodo classico, sia per l’ottimo stato di conservazione che per la sua spettacolare posizione sul Golfo di Castellammare e sulle colline trapanesi.. Ha un diametro di circa 60 metri ed una scalinata scavata nella roccia. In estate il teatro riprende la sua funzione originaria e da testimonianza storica diventa luogo vivo e fertile dove si può assistere a spettacoli classici e concerti musicali di altissimo livello. Il Calatafimi Segesta Festival Dionisiache ha ripreso la formula del teatro all’aperto portata a Segesta dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico nel 1967. Il mito è il filo conduttore degli spettacoli che vengono rappresentati nel teatro, con classici greci e latini, ma il progetto include anche concerti musicali, danza e mostre sia nel parco che a Calatafimi.
Squarci di sole ci hanno assicurato foto spettacolari, complice anche l’assenza di altri turisti. Che meraviglia viaggiare fuori stagione, qualche temporale è vero, ma volete mettere la soddisfazione di avere il tempio tutto per noi.
Lasciato il Parco archeologico ci siamo diretti a Catellamare del Golfo dove abbiamo pranzato sulla darsena del piccolo porticciolo gustando una busiata, pasta frecsa tipica siciliana, al nero di seppia, da urlo.
Castellammare del Golfo sorge sulla costa occidentale Siciliana, a 50 km da Trapani e 67 km da Palermo. Affacciata sul Golfo di Trapani e bagnata da un mare da sogno, è una delle mete più ambite, l’ideale per chi desidera coniugare mare, natura, storia, cultura e buon cibo. Vista dall’alto assomiglia ad un’aquila adagiata sul mare le cui ali sono le insenature di Petrolo e Marina, con in mezzo il tratto di terra che termina con il Castello Arabo Normanno. Il mare di Castellammare è sicuramente l’attrattiva maggiore, con la vicina Riserva dello Zingaro e la spettacolare Tonnara di Scopello, ma c’è molto altro: chiese, palazzi intrisi di storia, viuzze misteriose ed un Castello magico che pare ancorato al porto.
Una bella passeggiata tra le stradine del paese e poi via verso Erice oltre settecento metri sul livello del mare, con vista mozzafiato sulle saline di Trapani. Arroccato sulla cima del monte omonimo, il borgo medievale di Erice svetta dall’alto dei suoi 750 metri, godendo di un’eccezionale vista panoramica che guarda al golfo di Trapani ed alle isole Egadi da un lato ed alla vallata del Valderice dall’altro, abbracciando le campagne dell’entroterra siculo.
Piccolo ed incredibilmente autentico, Erice è un dedalo di viuzze lastricate che scorrono tra chiese, piazze ed antichi cortili e che invoglia i suoi visitatori alla scoperta.
Vagando tra le sue tipiche salite e discese, da Erice si scorgono tratti di Mediterraneo davvero indimenticabili e si ammirano tramonti tra i più belli della Sicilia. Un borgo dall’atmosfera unica, con radici antiche che affondano le origini nel mito e intridono le mura di Erice di leggenda. Esplorare lentamente questo suggestivo paesino dall’aria sempre fresca sa regalare istanti da ricordare per sempre.
Situato a meno di 15 chilometri da Trapani, ad Erice si può arrivare sia in auto che in autobus, ma durante i mesi estivi esiste un modo molto più particolare di raggiungerla: si tratta della funivia che collega la città di Trapani con la vetta di Erice. Il viaggio dura una decina di minuti e permette di avvicinarsi ad Erica gustandosi un emozionante vista dall’alto di Trapani e del poco distante litorale.
Il borgo di Erice è un nucleo antico nel quale la pietra la fa da padrona, ritrovandosi ovunque nelle architetture del paese. Nelle mura delle case, nei palazzi storici, nelle cinta difensive che circondano il borgo, gli antichi blocchi di pietra sono testimoni immobili delle popolazioni che qui hanno vissuto e prosperato: fenici, normanni, arabi e romani, sono molte le culture che hanno lasciato le loro tracce tra le strade del borgo. Mettere piede a Erice è un po’ come fare un tuffo indietro nel tempo e poco dopo aver attraversato l’arco che si staglia all’ingresso del paese, Porta Trapani, ci si ritrova faccia a faccia con l’edificio religioso più importante del paese, la Real Chiesa Madrice Insigne Collegiata, conosciuta come Duomo di Erice, costruita nel XIV secolo da Federico d’Aragona ed oggi dedicata alla Vergine dell’Assunta, si erge imponente e sfoggia uno stile gotico ed una Torre Campanaria imponente, che servì in passato da torre di vedetta.
Imboccando i vicoli che si dipartono dal Duomo è possibile iniziare un avvincente tour di Erice, tra lastricati, negozietti, ristoranti e pasticcerie dai profumi inebrianti.
Una delle icone di Erice è il suo baluardo difensivo, ossia il Castello di Venere, arroccato sullo strapiombo che delimita il paese e risalente all’epoca normanna. Fu costruito tra il XII e XIII secolo, sui resti di un primitivo tempio dedicato al culto della dea Venere. La sua fortunata posizione gli permetteva di scorgere in anticipo ogni attacco nemico proveniente da terra o dal mare, offrendo a Erice un notevole vantaggio strategico.
I curati Giardini del Balio fanno da cornice al Castello e poco distanti da esso si possono ammirare diverse torri medievali ben conservate. Una passeggiate lungo la cinta muraria realizzata in difesa del borgo è imprescindibile. La cinta davvero antica è composta da enormi massi strutturati in un’opera ingegneristica di alto livello.
Oggi Erice è famosa, oltre che per le sue bellezze storiche e artistiche, anche per essere sede del prestigioso Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana, organizzazione scientifica fondata nel 1963 e celebre nel mondo, che vale alla cittadina la prestigiosa qualifica di Città della Scienza per la Pace.
Gabriel Betti

